Taverna ducale
Travocial,
2016-05-18 13:25:20
2016-05-18 13:25:20
L'allestimento museale che custodisce una raccolta di pezzi lapidei la cui provenienza è sconosciuta, fatta eccezione per l'ara pagana del I - sec. d.C. offerta dal Sevir Augustalis Caius Pontius alla raffigurante Iside vincitrice, al frammento di epigrafe (I -sec, d.C.) e alla colonna ornata da capitello ionico con sottostante figura antropomorfa ed elementi fogliacei in pietra calcarea del XVI secolo, rinvenuti nell'aprile del 1952 da un gruppo di boy scouts dell'ASCI del Popoli 1° nella località di Santo Padre, e i due mensoloni provenienti dal Palazzo Forniti, (sec. XVI) così come l'iscrizione del lanificio edificato da Giovannella Carafa vedova di Restaino Cantelmo e madre di Giovan Giuseppe Bonaventura Cantelmo nel secolo XVI (1519). I restanti pezzi sono di varia epoca e foggia. Sulla destra spiccano due statue togate di epoca romana in pietra calcarea, non acefale, ma modelli sui quali coloro che, maschi o femmine, volevano lasciare l'effige nel tempo, vi facevano applicare la propria. Era una tipologia molto diffusa nell'Italia romanizzata: poste in luoghi pubblici o in edifici privati spesso funerari, erano eseguite “in serie” poi caratterizzate con l'inserzione della testa-ritratto: In una è raffigurato un personaggio togato , nell'altra è la rappresentazione di una figura femminile panneggiata. Inferiormente è la stele in calcare con cornici decorate e con iscrizioni su tre facce, dedicata alla Magna Mater e ad Attis, con la menzione anche della Sacerdotessa Acca Prima. (I – II sec. d.C.) Forse provenienti dalla vicina Corfinio o dalla villa estiva dei Cantelmo “Villa Giardino”. I soli pezzi di epoca romana sono sottoposti alla giurisdizione della Soprintendenza Archeologica di Chieti. Gli altri reperti risalenti al XVI e XVII secolo sono di natura civile e religiosa, come il bassorilievo raffigurante l'Onnipotente e l'altro dell'Angelo Annunziante che mostra nel panneggio l'eleganza e la raffinatezza della sua fattura. Tra quelli civili si pone l'attenzione sui due mensoloni, che come riferitomi da Noemi Belcastro nipote di Arfello Lattanzio, uomo di grande cultura ultimo acquirente e proprietario negli anni '50 di tutto il piano superiore antistante Piazza Margherita oggi della Libertà e inizio Via Garibaldi, del Palazzo Forniti, furono rimossi durante i lavori di ammodernamento della facciata con l'abbattimento del vecchio balcone ancora visibile nella cartolina datata 17/6/55 in suo possesso. La signora Noemi Belcastro, studiosa della storia locale, ricorda di aver assistito da bambina alla rimozione degli stessi e alla loro collocazione all'interno della Taverna Ducale negli anni intorno alla data riportata sulla cartolina. Si rileva che uno dei due mensoloni presenta oltre alle decorazioni a foglie d'acanto, un mascherone di cui l'altro è privo.