Area archeologica della Neapolis
Travocial,
2014-02-24 09:44:22
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Questa grande area archeologica costituisce il nucleo fondamentale del Parco archeologico di Siracusa. Comprende, oltre ad alcune testimonianze di epoca preistorica (età del bronzo, facies di Castelluccio, di Thapsos e di Cassibile), il settore della città antica con alcuni monumenti pubblici, tra i più famosi dell’antichità quali il Teatro, la soprastante area del Ninfeo, con la Via dei Sepolcri, l’area del Santuario di Apollo, l’ara di Ierone, l’anfiteatro romano, un’ampia area di cave di pietra (latomie), una vasta necropoli (detta Grotticelli) e la chiesetta normanno-sveva di S. Nicolò. Il teatro è sicuramente tra i più famosi del mondo antico: di esso viaggiatori e paesaggisti del ‘700 e dell’800 hanno lasciato diverse descrizioni e vedute. Il monumento è stato oggetto di numerosi studi che non solo lo hanno esaminato in sé, ma hanno approfondito l’origine e l’evoluzione del teatro greco quale creazione architettonica. Numerose fonti ci parlano di un teatro greco di Siracusa, opera dell’architetto Damocopo detto Mirylla. A questo monumento sono legati diversi momenti della vita della città, sia da un punto di vista politico che culturale. Tra gli archeologi è dibattuto il problema se questo più antico teatro corrisponda per luogo e per forma all’edificio che oggi si vede. Del teatro è conservata la parte scavata nella roccia, mentre la parte costruita della cavea così come i monumentali resti della scena di età romana sono persi, forse a causa del riuso dei blocchi e da parte degli Spagnoli che se ne sarebbero serviti per realizzare le fortificazioni di Ortigia tra il 1520 ed il 1531.Le indagini archeologiche già cominciate tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 sono continuate a più riprese, e studi e ricerche continuano ancora oggi. Il teatro scolpito nella roccia del colle Temenite presenta una cavea di grandissime dimensioni, con 67 ordini di gradini; divisa in nove cunei da otto scalette ed in senso orizzontale, a metà circa, da un corridoio (diàzoma). La parete a monte di tale diazoma, caratterizzata dalla presenza di modanature, reca incise delle iscrizioni in greco. Dal primo cuneo ad ovest sono i nomi di: Gelone II (forse), figlio di Ierone II ed a lui premorto, di Nereide sua moglie, di Filistide, moglie di Ierone II, e di Ierone II. In corrispondenza del V cuneo vi sono alcune lettere che permettono di restituire “Zeus Olimpio”; sembra inoltre che seguisse il nome di Eracle. I nomi di altre divinità non sono più leggibili.