Museo civico archeologico di Verucchio
Travocial,
2012-12-12 13:41:26
2012-12-12 13:41:26
Il museo ha sede dal 1985 nell'ex monastero di Sant'Agostino. A partire dal 1995 sono iniziati radicali lavori di riordinamento del museo e di ampliamento delle sezioni espositive, in grado di assicurare una nuova e più aggiornata rappresentazione della civiltà verucchiese, anche grazie ad un esauriente apparato documentario e didattico e ad accorgimenti allestitivi che consentono una percezione davvero completa di questa articolata e complessa realtà archeologica. Anche se le primissime notizie di rinvenimenti archeologici nell'area verucchiese risalgono al XVII secolo, è dalla seconda metà del secolo scorso che le scoperte relative all'antico insediamento villanoviano si moltiplicano, aprendo i primi squarci su questa straordinaria realtà locale dell'età del Ferro. I materiali rinvenuti già a quel tempo e quelli riportati alla luce in diverse altre occasioni, in seguito a scoperte fortuite o nel corso di più recenti campagne di scavo, trovano oggi posto nel museo.Durante la prima età del Ferro, nell'arco temporale racchiuso fra gli inizi del IX sec. a.C. e il pieno VII sec. a.C., Verucchio è stata il centro principale dei gruppi culturali villanoviani stanziati saldamente nel cuore dell'entroterra romagnolo, sede di un abitato presumibilmente capannicolo che occupava la sommità dello sperone roccioso dominante sul corso del fiume Marecchia. Il sito era caratteristicamente circondato da una serie di necropoli costituite da centinaia di tombe sistemate lungo i declivi del colle, in corrispondenza di antiche strade che uscendo dall'abitato lo mettevano in comunicazione con il territorio circostante. Ubicato in posizione privilegiata, in stretta contiguità topografica con la direttrice naturale rappresentata dalla Val Marecchia e dalla Val Tiberina, vero crocevia per il controllo dei traffici commerciali dall'area tosco-laziale verso il nord e viceversa, il centro villanoviano ha finito per estendere ampiamente la sua influenza sul territorio circostante dal mare sino all'area collinare, dotandosi anche di una forte organizzazione urbana e sociale. Testimoni di un assetto comunitario ben definito e della presenza di esponenti di alto rango sociale sono le numerose tombe con i relativi corredi funerari scoperte alle falde colle. Nella generale ricchezza delle sepolture, prova evidente di un benessere diffuso, fanno spicco alcuni corredi 'principeschi', composti da oggetti d'eccezionale valore (armi, scudi, ornamenti personali, oreficerie, ambre, monili, mobili, vasellame). I corredi sono esposti in ordine cronologico e integralmente per alcuni di essi è stato ricostruito anche il contesto tombale di provenienza, rispettando forma e dimensioni della sua originaria struttura e, dove possibile, la disposizione degli oggetti al suo interno. Di rilievo assoluto e di estrema rarità, nella ricchissima messe di testimonianze che le tombe verucchiesi hanno restituito, sono i materiali organici di vario tipo (cibi ed offerte alimentari, tessuti, oggetti in vimini, manufatti in legno) la cui preservazione si deve alla particolare qualità dei sedimenti in cui i reperti legati alla sfera funebre sono stati sepolti. Fra questi vanno menzionati gli arredi lignei (tavolini, sgabelli, troni, poggiapiedi, casse e scatole di ogni tipo). Proveniente dalla tomba 'Lippi 89' è un rarissimo e prezioso trono, intagliato con scene figurate. Per la loro unicità vanno pure segnalati i tessuti in lana, fra i quali una toga di grandi dimensioni, e la massiccia quantità di ornamenti in ambra, materia prima molto ambita e commerciata nell'antichità, che aveva in Verucchio uno dei principali centri di smistamento. Dal 2005 sono riprese le campagne di ricerca nella necropoli Lippi, che ha restituito oltre una cinquantina di nuove straordinarie sepolture con relativi corredi, parte dei quali già restaurati sono resi disponibili al pubblico nella recente sala “Nuovi Scavi”, ultima ad essere completata in ordine di tempo. Altri reperti verucchiesi sono conservati presso il Museo della Città di Rimini e il Museo Civico Archeologico di Bologna, ove, insieme ad oggetti rinvenuti durante gli scavi condotti da Edoardo Brizio sul finire del secolo scorso, si trova pure la ricchissima suppellettile di una tomba del sepolcreto Lippi.