Museo della civiltà contadina del Friuli imperiale
Travocial,
2014-03-24 07:45:48
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Il Museo è stato aperto al pubblico nel 1992. La raccolta comprende 20.000 pezzi catalogati che parlano della vita contadina dal 1500 al 1918 nel periodo in cui la Contea di Gorizia è stata dominata dagli Asburgo.Il materiale raccolto è suddiviso in tre grandi edifici: una struttura settecentesca che in passato ospitava la cantina e il granaio, una costruzione ottocentesca che accoglieva le stalle e i fienili ed una tettoia della metà del Novecento.All’esterno dell’edificio principale sono dipinte alcune meridiane. Una riporta i versi del Purgatorio dantesco Vassene 'l tempo e l'uom non se n'avvede. Un’ altra recita un passo che si ispira alle Georgiche di Virgilio Beati agricolae sua si bona norint - Beati gli agricoltori se conoscono le cose buone che possiedono.Nel Museo troviamo testimonianza dei mestieri non agricoli che sono stati importanti per la vecchia società contadina: il muratore con le carriole, vanghe e cazzuole, il cestaio con le sue sedie, borse e cesti in vimini, il calzolaio che aggiustava scarpe, scarponi e stivali, il lattaio che con il suo carro consegnava il latte alle famiglie. Riguardo ai lavori agricoli troviamo le carriole per la semina del mais usate nell’Ottocento. Sono il primo metodo di semina meccanizzata che ha sostituito la semina manuale. Una di queste apparteneva ad un ebreo ed è contrassegnata dalla stella di David. Vediamo gli strumenti legati alla mietitura, trebbiatura, battitura, pulitura, macinatura ossia falcetti, roncole, carri, forche, bastoni e rastrelli. Sono esposti numerosi aratri databili dal XVI al XX secolo; tra questi ce n’è uno molto antico, proveniente da Aquileia, costruito nel XVI secolo. Notevole risalto è stato dato alle misure di peso e capacità vigenti prima e dopo l’applicazione del sistema metrico decimale che, nella Contea di Gorizia, è entrato in vigore nel 1841. Ci sono le stadere, bilance di origine romana a bracci disuguali e le bascule, bilance a bracci disuguali, usate per pesare oggetti o merci di notevoli dimensioni.Troviamo la vecchia tipografia di fine XIX secolo con la rotativa di manifattura tedesca e i caratteri di stampa in legno.Bellissima è la collezione di scatole di latta per le industrie dolciarie, realizzate dalla fabbrica Passero di Monfalcone che ha cessato l’attività nel 1982. Questi contenitori spiccano per la varietà e raffinatezza dei colori: giallo, rosso, azzurro, lilla e la bellezza dei disegni: un elefante, un bambino, dei fiori, una suora.Vediamo inoltre la vecchia aula scolastica con i banchi, le sedie, il calamaio, le lavagnette per scrivere, precorritrici dei quaderni, la lavagna, la cattedra del maestro e l’immagine dell’Imperatore. Troviamo anche la bottega del fabbro con la fucina, l’incudine, il tornio, le pinze, nonché il frutto della sua abilità: parti in ferro per i carri e gli aratri, usci delle serrature, chiavi, lucchetti, cancelli e grate per finestre.C’è uno spazio riservato al bandaio, artigiano che fabbricava gli annaffiatoi in lamiera. Questo mestiere è tramontato con l’impiego della plastica negli oggetti di uso quotidiano. La bottega del falegname ci appare con il tavolo da lavoro, due torni - di cui uno settecentesco - trivelle, morse, pialle, compassi, seghe e panche. Fare questo mestiere significava lavorare il legno in mille modi e quindi dover essere anche carpentiere, carraio, bottaio e aggiustatore di mobili. L’enorme contributo dato dalle donne e le bambine al mondo rurale è bene evidenziato nella grande sala che espone bavaglini e abitini per neonati, tende, addobbi per tovaglie, riviste di moda degli anni ’40.