Palazzo Arese-Litta
Travocial,
2016-05-26 08:52:00
2016-05-26 08:52:00
PALAZZO
ARESE-LITTA: LA STORIA SIAMO (ANCHE) NOI
In poche realtà milanesi si ha la percezione di vivere la storia della
città come nel complesso monumentale di Palazzo Arese - Litta. In questi
cortili, affacciati sulla parte più antica del tessuto urbano e a due passi dal
Palazzo Imperiale della Mediolanum di
Massimiano, si è stratificata e dipanata l’esistenza di uomini e donne dall’età
romana, a quella tardo antica, a quella medievale, come testimoniato dai
numerosi ed importantissimi ritrovamenti degli scavi compiuti nel Cortile Foro
Buonaparte, naturale prosecuzione di via Illica. Testimonianze di periodi
prosperi (il mosaico della domus
romana del II secolo d.C.), si alternano a fasi di decadenza e successiva
rinascita (tracce di capanne altomedievali), la celebrazione della vita e dell’operosità
dell’uomo (le vasche settecentesche per la lavorazione della calce ritrovate in
loco) si sovrappone alla commemorazione di un’altra vita – nelle speranze, più
gratificante – in un ultraterreno mondo migliore (le aree funerarie). Le testimonianze materiali che documentano la
stratificazione dell’esistenza di uomini e donne dall’età romana a quella tardo
antica e medievale, potranno essere ammirate e conosciute dal pubblico grazie
ad un suggestivo allestimento che ha in Palazzo Arese-Litta la sua più
straordinaria cornice.
L’evoluzione del complesso monumentale è un
avvicendarsi e un intrecciarsi di storie comuni, ordinarie e quotidiane, e di
storie eccezionali, di personaggi della storia politica e della storia culturale,
non solo italiana, ma anche europea, di personaggi che, partendo dal progresso
culturale e sociale della città, hanno alimentato con linfa vitale uno sviluppo
a scala decisamente più ampia.
Per oltre due secoli il palazzo
ha rappresentato il luogo di cultura e di mondanità d’eccellenza per la città
di Milano, teatro di memorabili ricevimenti, scrigno prezioso di tesori d’arte
di pittura, scultura, architettura, salotto aperto ad artisti di ogni genere
(musicisti, poeti, letterati, commediografi, quali – riportano le cronache –
Wolfgang Amadeus Mozart, Giuseppe Parini, Carlo Goldoni….). Esempio
rappresentativo di barocchetto lombardo (stile che si diffonde a Milano e nei dintorni dal
secondo decennio del XVIII secolo) con la sua estrosa facciata settecentesca,
il palazzo ha però radici più antiche: il nucleo originario dell’articolato
complesso architettonico – l’imponente cortile centrale a colonne binate -
venne infatti costruito qualche decennio prima, tra 1642 e 1648, da Francesco
Maria Richini per il conte Bartolomeo Arese, allora uno degli uomini più
influenti di Milano.
Negli anni del governo spagnolo il conte Arese, che
proveniva da una famiglia di giuristi e funzionari, fece un’importante carriera
pubblica e, nel 1660, fu insignito della carica di Presidente del Senato. Anche
in ragione di questo prestigioso ruolo istituzionale il palazzo, che Richini
aveva costruito in forme classiche ed austere, divenne uno dei principali punti
di riferimento della vita sociale e politica della città.
La grande dimora, affacciata su quella che allora
era la strada di Porta Vercellina e ingentilita da un lussureggiante giardino
che arrivava a lambire i bastioni del Castello Sforzesco, fu teatro di indimenticabili
ricevimenti in onore dei reali spagnoli, ma anche privilegiata del diritto di
asilo: al suo interno nessuno poteva essere arrestato senza il consenso del
potente conte. La tradizione dei grandi festeggiamenti non si interruppe negli
anni successivi all’estinzione della famiglia Arese, si ricordano solenni feste
in onore di Marianna d’Asburgo,
arciduchessa d’Austria, in viaggio verso Madrid per andare in sposa al re
Filippo IV di Spagna nel 1649 e quella per Margherita Teresa, infanta di
Spagna, sposa dell’imperatore Leopoldo I nel 1665. Successivamente quelle per Elisabetta
Cristina di Brunswick, Maria Teresa d’Austria, Eugenio di Beauharnais, viceré
del Regno d'Italia, e addirittura per l’arrivo di Napoleone.
Dell’edificio seicentesco si conserva, oltre all’impianto
generale della parte nobile del complesso, il cortile d’onore, caratterizzato
dall’ampio loggiato con sistema architravato su colonne doriche binate e
pilastri cruciformi agli angoli. La soprastante parete è modellata da due
ordini di finestre: al piano nobile con timpani curvi e triangolari alternati,
al secondo piano con incorniciature quadrate.
Nel 1671 venne consacrato un oratorio gentilizio, opera di
Richini che fu trasformato nel secondo settecento nel teatro ancora oggi in
attività, il Teatro Litta, che si affaccia sul Cortile dell’Orologio.
Nel 1674 il palazzo passò in eredità alla figlia di
Bartolomeo Arese, Margherita, moglie di Fabio III Visconti Borromeo Arese, poi,
alla metà del secolo successivo, alla famiglia Litta.
È a partire dalla metà del Settecento che il complesso acquistò
la veste barocchetta
che ancora oggi lo distingue, con gli interventi che
completarono e trasformarono il corpo nobile dell’edificio. Si parte, in ordine
di tempo, dallo scenografico scalone «a forbice» che conduce agli appartamenti
nobili, opera di Francesco Merlo (1740), parzialmente distrutto durante il
bombardamento dell’agosto del 1943 - che incredibilmente risparmiò il resto del
palazzo - e ricostruito nell’immediato dopoguerra, e si arriva alla decorazione
pittorica, affidata in gran parte alla bottega di Giovanni Antonio Cucchi.
Cucchi affrescò sulla volta della maestosa sala da ballo del Palazzo, la sala
degli Specchi, la grande scena raffigurante l’Apoteosi
di un Litta. Nella sala e negli ambienti attigui
si conservano ancora dipinti murali ed assetti decorativi di quel periodo, tra
i quali spiccano in particolare le imponenti e leggiadre specchiere e i lambris intagliati
e dorati.
Negli stessi anni, tra 1752 e 1761, Bartolomeo Bolli realizzò
la nuova facciata del palazzo, costituita da due corpi ad andamento orizzontale
ed uno centrale più alto ed aggettante. Grandi lesene disegnano tutto il fronte
e sostengono il cornicione sormontato da un fastigio con due statue a tutto
tondo che sorreggono lo stemma della casata Litta. Spicca su tutta la composizione
ricca di ornamenti il portale, nel quale due possenti telamoni sorreggono il
balcone mistilineo.
Nel Palazzo era conservata la celeberrima Madonna Litta, dipinto attribuito a
Leonardo, o forse ad un suo allievo, ma che sarebbe senza dubbio e di gran
lunga la più leonardesca fra le opere prodotte dagli allievi. L’opera fu
venduta nel 1865 dal conte Antonio Litta Visconti Arese allo zar Alessandro II
che lo destinò alle raccolte del Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo che
tuttora lo espone tra i capolavori delle sue collezioni.
Dal cortile dell’Orologio si accede sia ai corpi di fabbrica
edificati nei secoli successivi, sia a ciò che rimane dello straordinario
giardino Arese, depauperato all’inizio dell’Ottocento dai lavori di
realizzazione di Foro Bonaparte, da
risorsa nascosta, si trasformerà in una interessante opportunità di godimento
di spazio verde pubblici proprio nel centro di Milano.
Venduto all’asta nel 1873, il palazzo fu rilevato dalla
Società Ferroviaria Alta Italia per passare nel 1905 alle Ferrovie Italiane, quindi proprietà del Demanio dello
Stato, ramo Ferrovie. Dal 1996 il complesso è rientrato nel patrimonio
indisponibile dello Stato. Nel febbraio 2007 la porzione più ampia e preziosa
del complesso monumentale di Palazzo Arese-Litta, è stata consegnata al
Ministero per i Beni e le Attività Culturali (dal 2013 Ministero dei beni e
delle attività culturali e del turismo), e per esso alla Direzione Regionale
per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia.
Il palazzo è oggi pienamente sede ministeriale a Milano con gli
uffici della Direzione Regionale, della Soprintendenza Archivistica per la
Lombardia e, in futuro, della
Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Milano. Ospita
inoltre le biblioteche e gli archivi degli Istituti, strutture già oggi aperte
al pubblico e frequentate da studiosi.
Il Palazzo è visitabile in occasione di eventi
pubblici e viene inoltre dato in concessione d’uso per eventi legati alla moda,
per mostre e per visite guidate animate da attori.