La Sia Segheria veneziana
Travocial,
2014-01-29 11:12:48
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Nel 1975 la Provincia autonoma di Trento costituì l’Istituto Culturale Ladino con l’obiettivo di contribuire a conservare e valorizzare la cultura, le tradizioni e la lingua della comunità ladina della Val di Fassa. Pochi anni dopo, nel 1978-79, fu progettato il Museo, inaugurato nel 1981 e ospitato per vent’anni al piano terra di un caratteristico tabià restaurato, sede dell’Istituto. Contemporaneamente si ideò un itinerario sul territorio, riattivando a scopi culturali due antichi opifici. Dal 2001 la sede museale centrale è stata trasferita in un edificio in località San Giovanni a Vigo, dove le collezioni etnografiche hanno potuto trovare una piena valorizzazione grazie anche al suggestivo progetto di allestimento curato dagli architetti Weber & Winterle con la regia di Ettore Sottsass junior. Tramite un sistema di supporti multimediali (punti informativi, filmati, documentari) alternato a più tradizionali pannelli esplicativi e a riproduzioni fotografiche, i manufatti esposti su tre piani ritrovano nuova vita e contribuiscono a ricostruire il cammino di un popolo, dalle origini alla contemporaneità. La prima sezione (Le origini) al pianterreno ricostruisce le fasi più antiche del popolamento delle valli dolomitiche con la presentazione di reperti archeologici rinvenuti in zona. Il livello intermedio è dedicato alle attività economiche tradizionali (agricoltura, allevamento, pastorizia, utilizzo delle risorse boschive, artigianato), con l’approntamento di appositi spazi tematici (La produzione e La trasformazione del prodotto), ma anche ai rapporti sociali, sia di carattere familiare che comunitario, alle istituzioni locali (Le Regole) e alle forme della ritualità, da quelle nuziali alla coscrizione. Tra le usanze, le tradizioni e le feste popolari, un posto di riguardo è stato riservato al carnevale fassano (Carnascèr), rievocato dalla presenza delle maschere principali (marascons, laché, bufon) e dei costumi. Suggestiva appare anche la ricostruzione di una stube settecentesca, con la stufa a schiena d’asino e mobili dipinti con i colori preferiti dai pittori e decoratori fassani (ocra, rosso, azzurro). Al secondo piano il percorso espositivo spazia dalla storia (dal Concilio di Trento alla Grande Guerra) alla cultura sacra e profana, dalla religiosità alle leggende, dalla scoperta alpinistica e turistica delle Dolomiti nel XIX secolo alla riscoperta novecentesca dell’identità ladina.Il percorso museografico comprende anche alcune sezioni staccate in varie località della valle. A Penìa, frazione di Canazei, è stata rimessa in funzione una segheria veneziana (La Sia) risalente al 1929, ma che sostituì una più antica del 1602 situata più a valle, mentre a Pera di Fassa è visibile un mulino settecentesco (Molin de Pèzol) con tre grandi ruote a pale che azionano due macine per cereali e il brillatoio per l’orzo (pestin).