Palazzo dei Consoli
Travocial,
2012-06-19 07:01:00
2012-06-19 07:01:00
Il Palazzo dei Consoli, ben visibile anche da lontano, si trova nel centro storico di Gubbio. La sua facciata prospetta sulla piazza Grande, terrazza pensile, fulcro politico della città trecentesca.
L’edificio è la sede del Museo civico, al cui interno si possono vedere le Tavole eugubine, preziosa testimonianza bronzea della lingua umbra.
Il palazzo venne eretto tra il 1332 ed il 1349 su progetto di Angelo da Orvieto (ricordato in un’iscrizione incisa sopra l’arco della porta d’ingresso) con il contributo di Matteo di Giovannello detto il Gattapone.
A pianta rettangolare, possiede un grande slancio gotico accentuato da lesene verticali che dividono la fronte in tre parti distinte.
Il primo ordine è occupato dal portale a cui si accede attraverso una scala a ventaglio; nella lunetta si trova un affresco di Bernardino di Nanni dell’Eugenia con Madonna col Bambino tra San Giovanni Battista e Sant’Ubaldo (1495). Il dipinto fu pesantemente modificato nel corso del Cinquecento da Benedetto Nucci. Ai lati del portale si aprono due bifore a pieno centro.
Il secondo ordine è ornato da sei finestre a pieno centro sovrastate da una cornice a dentelli che congiunge gli archi.
Il palazzo presenta un coronamento merlato impreziosito da archetti ogivali; a sinistra si eleva il campanile.
Il lato destro e la parte posteriore, visibili da via dei Consoli, mantengono forme molto simili alla facciata. Nel fianco sinistro è stato addossato un altro corpo di fabbrica costituito da un portico che scendeva in via Baldassini.
Occupa l’intero primo piano la sala dell’Arengo, coperta da grandiose volte a botte, che ospita anche parte della raccolta lapidea cittadina.
Il palazzo dei Consoli, così come l’incompiuto palazzo Pretorio, venne realizzato durante la prima metà del XIV secolo in un momento di forte espansione della città. Si sentiva infatti l’esigenza di dotarsi di un adeguato spazio pubblico conforme alla potenza economica e politica che Gubbio ormai esercitava sul suo territorio. Si abbandonò così l’antica Platea Communis, nella parte alta, e si realizzò poco più in basso la splendida piazza pensile, centro direzionale che doveva essere confinante con tutti i quartieri, ma esterno ad ognuno di essi e proprio per questo punto di raccordo imparziale nelle questioni politiche.