Museo del tulle "Anita Belleschi Grifoni"
Travocial,
2015-11-17 11:14:48
2015-11-17 11:14:48
naugurato nel 2001, il museo ha sede nella cinquecentesca chiesa di Sant’Agostino, recuperata per poter conservare ed esporre i numerosi manufatti in tulle ricamato in precedenza dislocati presso privati e chiese cittadine.
Il ricamo ad ago eseguito direttamente su tulle in cotone o in seta si diffuse già a partire dai primi decenni del XIX secolo grazie al perfezionamento, ad opera degli inglesi Heathcoat e Lurdley nel 1809, di un telaio per produrre meccanicamente il tulle, un tessuto molto leggero, vaporoso ma al tempo stesso resistente, caratterizzato da maglie a fori esagonali. Questa tecnica di ricamo, nata per offrire una produzione simile a quella dei merletti a fuselli e ad ago, era praticata dalle monache del collegio delle Vergini di Panicale e insegnata alle allieve che lo frequentarono almeno fino al 1872, anno della sua chiusura.
A partire dagli anni trenta, la tradizione venne ripresa dalla panicalese Anita Belleschi Grifoni, che ne perfezionò la lavorazione, ne rielaborò i disegni e ne semplificò i punti.
Convinta delle potenzialità economiche e sociali legate a questa tradizionale attività femminile, la Belleschi Grifoni fondò una scuola e istituì il marchio “Ars Panicalensis”. Sin dal 1936 l’azienda entrò in collaborazione con l’ENAPI (Ente nazionale per l’artigianato e le piccole industrie), creando anche contatti con molti artisti contemporanei, che produssero disegni e modelli da ricamare. Grazie all’intraprendenza della signora Anita e alle sue numerose relazioni sociali, ma anche per il costo contenuto dei manufatti, il ricamo dell’“Ars Panicalensis” diventò celebre tra i nobili e le famiglie della media e alta borghesia, tanto che suoi esemplari vennero anche venduti alla casa Savoia e ai principi Torlonia.
La scuola, al pari di precedenti e analoghe esperienze nella regione, ebbe anche l’obiettivo di garantire alle donne una propria indipendenza economica e una personale realizzazione attraverso la produzione e la commercializzazione dei loro manufatti. Dopo la morte di Anita Belleschi Grifoni e la chiusura della scuola, alcune ricamatrici hanno continuato a mantenere in vita la tradizionale tecnica.