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Teatro comunale Errico Petrella

Travocial,  
2016-03-01 08:40:20
A metà dell'Ottocento esisteva ancora in questo centro collinare dell'entroterra cesenate un vecchio teatro. Pare si trattasse di un salone sito in uno stabile di proprietà comunale che dava sull'attuale piazza Malatestiana (all'epoca detta dei Capuccini), nel centro fisico e sociale del borgo antico. L'esigenza di poter disporre di un locale adeguato per i pubblici spettacoli indusse la "Commissione Municipale" di Longiano, presieduta da Pietro Turchi, ad affidare, il 27 aprile 1850, all'ingegnere Biagio Abbati di Savignano sul Rubicone l'incarico di progettare un nuovo teatro rispondente alle esigenze della borghesia locale. Di questo progetto, eseguito assai rapidamente, si conservano ancora, presso il locale archivio storico, tre tavole. Il nuovo edificio che avrebbe dovuto erigersi nello stesso luogo dov'era situato il vecchio teatro, era piuttosto ampio con una capienza di circa cinquecento posti, tanto che per avere un'area sufficiente avrebbero dovuto essere abbattute alcune case confinanti. Nonostante alcune osservazioni dell'Abbati, secondo il quale le dimensioni avrebbero potuto essere ridotte, egli inoltre suggerì di considerare l'opportunità di destinare una diversa area al nuovo teatro. Individuando nell'ex convento di San Girolamo, di proprietà comunale e posto all'ingresso del borgo, un luogo più idoneo. Il progetto incontrò la diffidenza degli amministratori e fu accusato di eccessiva dispendiosità, quindi fu accantonato per una decina d'anni. Solo nel 1860 fu ripresa l'ipotesi di edificare il nuovo Teatro nell'area già suggerita dall'Abbati. Tre anni dopo venne presentato a tal fine il progetto di Giulio Turchi, ingegnere comunale e figlio di Pietro che nel frattempo era diventato sindaco. Questo teatro, più piccolo rispetto al precedente progetto, prevede una capienza di trecento posti, due ordini di palchi e un loggione. I lavori vengono avviati alla fine del 1864 e proseguono fra difficoltà economiche di una certa entità, tanto che il comune deve vendere i palchi, alcune proprietà e assumere un prestito presso un istituto di credito. L'inaugurazione è fissata per l'ultima settimana del luglio 1870. Il compositore Errico Petrella, cui il teatro viene dedicato con una solenne cerimonia, vi dirige la sua opera I Promessi Sposi. Il teatro, con pianta a ferro di cavallo, pur riducendone le dimensioni conserva lo schema distributivo interno del progetto di Abbati. La sala e le decorazioni eseguite da Girolamo Bellani e Giovanni Canepa "pittori ornatisti e figuristi" di Lugano, residenti a Bologna sono efficacemente descritti da un contemporaneo presente all'inaugurazione. "I palchetti di gusto artistico eccellente ... Il teatro è decorato a colori ed oro vaghissimamente: il velario è a pizzo entro una zona di ritratti a finto rilievo di porcellana di eccellente esecuzione; i fiori soprammirabili, ma sul velo troppo gravi. I panni per sbagliati nella intonazione colla platea e di forma non bella è il primo proscenico. Il sipario dice la disfatta sul monte che ne prese il nome, dei soldati di Papa Eugenio IV, lor duce il Piccinino che aveva assediato la terra, operata dai longianesi, capitano Andrea Corsi di quella terra con pochi malatestiani di Rimini, epoca 1442. La composizione eccellente... ma le tinte fredde, il disegno non curatissimo e i dettagli trascurati." (cit. Morandi, Grande apertura ... 29 luglio 1870). L'esterno si caratterizza per il motivo a fasce orizzontali esteso per tutta l'altezza e sulle fiancate dell'edificio. La facciata presenta un corpo centrale timpanato e leggermente avanzato in cui al primo piano si aprono tre finestre con arco a tutto sesto intervallate da lesene. Successivamente vengono introdotte alcune modifiche: una scala parzialmente esterna ad uso del loggione nel 1872, l'eliminazione dal golfo mistico alla fine del XIX secolo e l'introduzione di un nuovo meccanismo che, grazie a due organi manuali collegati sotto l'assito ligneo della platea, permetta di sollevarla, utilizzandola per serata danzanti. A partire dal 1905 cominciano a tenersi, in questo teatro, proiezioni cinematografiche che, in sostituzione delle rappresentazioni operistiche e di prosa, continueranno a tenersi per lungo tempo. Nel corso dell'ultimo conflitto il tetto e parte del soffitto della platea, sono danneggiati da una bomba. Da questo periodo comincia una fase di degrado dell'intero impianto: scompaiono tutti gli arredi interni, parte delle scene, il sipario storico, i corpi illuminanti, fino agli infissi esterni. Successivamente l'uso improprio di una parte dell'edificio dà un ulteriore colpo al suo stato conservativo. A partire dal 1980 l'Amministrazione Comunale decide di procedere ad un radicale restauro del teatro e ne affida progetto e direzione lavori all'architetto Sanzio Castagnoli di Cesena. I lavori, conclusi nel 1986, sono stai finalizzati al ripristino filologico della struttura preesistente. Senza nulla concedere ad inutili e false ricostruzioni si è cercato, quanto più possibile di restituire al teatro l'aspetto precedente alla fase delle modifiche novecentesche, quelle per intenderci finalizzate ad un uso improprio della sala. Il tipo di intervento è così sintetizzato dallo stesso Castagnoli in fase di attuazione: "si procede al consolidamento delle strutture murarie costituite spesso da materiale incoerente, alla verifica statica di tutti gli orizzontamenti, all'inserimento di nuovi impianti tecnologici riguardanti l'illuminazione, il riscaldamento ed alcuni meccanismi di scena, adeguando il tutto alle normative vigenti in termini di sicurezza; particolare attenzione si pone al ripristino delle decorazioni interne originali di cui si hanno notizie documentate e che ancora affiorano nei parapetti dei palchi e del loggione e determinante e quotidiano è il ricorso a tecnologie ormai desuete, quali strutture lignee e soffittature in arelle che se asportate e sostituite ridurrebbero irrimediabilmente il luogo teatrale in una scatola afona e priva di senso" (cit. Castagnoli 1985, p. 282)Ultimata l'opera di recupero il teatro ha ripreso a svolgere l'attività che gli è propria in modo particolarmente vivace grazie ad una direzione intelligente: comprende prosa, comico, cabaret, musica d'autore ecc. Inoltre la sala è concessa per stages, laboratori teatrali e prove. (Lidia Bortolotti)





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