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Teatro regio

Travocial,  
2016-03-01 09:43:26
Nel 1821, su incarico della Duchessa Maria Luigia, Nicola Bettoli avviò la costruzione del Nuovo Teatro Ducale nell'area del Convento di S. Alessandro. Il teatro fu ultimato nel 1828 e inaugurato il 16 maggio 1829 con l’opera Zaira composta per l’occasione da Vincenzo Bellini. Il teatro, poi denominato Regio, rappresenta ancora un significativo esempio dei numerosi e imponenti interventi pubblici realizzati dalla Duchessa. Sorse nel cuore della città, articolato in un corpo centrale e due ali laterali collegate al Palazzo Ducale e alla Chiesa di S. Alessandro, sì da diventare luogo di riferimento e aggregazione nella vita della città stessa, secondo quanto afferma G.B. Niccolosi, per il quale "non meno degli spettacoli scenici convenga la teatrale architettura appropriarsi ai tempi ed ai costumi" (G. B. Niccolosi, 1829, p. 10). La facciata neoclassica presenta un porticato a colonne ioniche sovrastato da due fasce. Nella prima si trovano cinque finestre timpanate poste in corrispondenza degli intercolumni sottostanti, nella seconda un finestrone termale affiancato da due eleganti immagini della Fama in volo, bassorilievi di Tommaso Bandinelli, così come la decorazione con cetra e mascheroni che modula il timpano posto a coronamento dell'edificio. I due corpi laterali sono arretrati e risolti in due soli ordini. Il vestibolo quadrato del teatro presenta un soffitto a lacunari sorretto da colonne ioniche e introduce alla platea a ferro di cavallo con quattro ordini di palchi, dotati dei rispettivi camerini, ed una galleria. Vasto e ben attrezzato il palcoscenico, particolarmente elegante il ridotto coperto da una volta dipinta da G. B. Azzi, che vi ha raffigurato l'Armonia con baccanti e amorini, cui si affiancano gli stucchi e gli ornati di P. Piazza, G. Smit, G. Gelati, T. Bandini e C. Rusca. Alle pareti sono i finti bassorilievi di soggetto mitologico di S. Campana. In origine la sala aveva una raffinata decorazione neoclassica, come documentano le incisioni del Toschi. Ogni ordine di palchi aveva differenti decorazioni a stucco: in basso si allineavano trofei militari, quindi la storia di Psiche, medaglioni con ritratti di poeti, ghirlande di fiori e frutti. I palchi di proscenio erano decorati più riccamente con le immagini della Fama che sostenevano trofei d'acanto e ritratti di uomini illustri; nell’arcoscenico un orologio a luce era posto fra gli attributi di Febo e Minerva. La trasformazione della sala iniziò, per volere di Carlo III di Borbone, nel 1853; vi lavorarono gli architetti Luigi Montecchi e Luigi Bettoli e lo scenografo Girolamo Magnani, nominato proprio in quell'anno pittore e direttore del teatro. Gli ornati neoclassici della sala furono sostituiti con altri più ricchi e fastosi, e nel soffitto, già dipinto da Giovan Battista Borghesi, il quale vi aveva rappresentato i protagonisti della scena antica e di quella moderna in volo sul fondo di un cielo stellato, furono inseriti una fascia purpurea ed un fregio a cornici dorate. Rimase invece intatto il bel sipario di Giovan Battista Borghesi, tuttora esistente, su cui è rappresentato il trionfo di Pallade. Dopo l’elettrificazione, introdotta nel 1907 e la creazione del golfo mistico nel 1926, il teatro non ha subito modificazioni sostanziali fino al 1983, anno in cui sono iniziati i necessari lavori di restauro e risanamento conservativo condotti “a teatro aperto”, ossia senza interruzione dell’attività, per tutti gli anni Novanta. Il progetto complessivo, messo a punto dall’Ufficio Tecnico Comunale, ha realizzato, in successivi lotti, i consolidamenti strutturali delle murature delle volte e delle coperture; la ristrutturazione dell’antica sala degli scenografi e degli spazi della torre scenica; il restauro dei palchi, delle balconate, del foyer e della sala fumatori. Altri interventi hanno riguardato il recupero di spazi per gli artisti e le maestranze, nonché la messa a norma degli impianti di sicurezza.





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