Museo preistorico dei "Balzi Rossi" e zona archeol
Travocial,
2015-04-20 10:20:30
2015-04-20 10:20:30
Complesso di caverne preistoriche e museo.
Le grotte si aprono ai piedi di una parete rocciosa di calcare dolomitico; il nome della località è dovuto all'arrossamento superficiale della roccia (nel dialetto locale Baussi Russi ovvero rocce rosse). Nelle sette rocce e al di fuori di esse si sono accumulati nel corso dei millenni grandi depositi ricchi di resti faunistici e di manufatti litici prodotti dall'uomo paleolitico che frequentò e abitò la zona tra 230.000 e 10.000 anni or sono. Quando verso la metà del secolo scorso cominciò a porsi scientificamente il problema delle origini dell'uomo, le grotte dei Balzi Rossi vennero individuate come luogo di ricerca privilegiato ed acquisirono una posizione di rilievo tra i siti paleolitici a livello mondiale. Negli anni seguenti i lavori di cava intrapresi, portarono alla scoperta di reperti preistorici di eccezionale interesse, come la famosa triplice sepoltura, tanto da spingere il mecenate inglese Sir Thomas Hanbury a far costruire nel 1898 il Museo che rimase per lunghi anni come era stato originariamente concepito, semplice completamento della visita alla Barma Grande, all’interno della quale erano conservate in posto due sepolture paleolitiche e resti di elefante. Durante la Seconda Guerra Mondiale furono arrecati gravi danni ai reperti paleolitici e alle strutture espositive: il Museo, acquisito dallo Stato, fu riaperto solo nel 1955. L’attuale allestimento, completato nel 1994 grazie all’ampliamento degli spazi espositivi ottenuto con la costruzione del nuovo edificio museale, si inserisce in un percorso integrato di visita del Museo e dell'area archeologica. Dalla nuova grande sala, in cui è illustrata la storia delle ricerche ai Balzi Rossi, si passa alla visita delle grotte del Caviglione e di Florestano e del Riparo Mochi e alla presentazione degli scavi più recenti, sui due piani del vecchio edificio museale completamente ristrutturato. Sul retro della nuova costruzione è tuttora visibile la stratigrafia incontrata nel corso dei lavori e scavata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria con la collaborazione di M. Cremaschi (1990-1992).