Palazzine razionaliste
Travocial,
2016-04-01 09:57:27
2016-04-01 09:57:27
Nel Museo sono contenute svariate ed importanti testimonianze dell?attivit? degli artisti Mazzotti e degli artisti che si sono avvalsi della loro collaborazione come ceramisti.
La ceramica futurista
Si inizia dal secondo futurismo, periodo che, per quanto attiene alla ceramica, in qualche modo si identifica con la fabbrica Mazzotti, attraverso l'opera e il ruolo di Tullio. Artista che, purtroppo, ? in qualche modo sottorappresentato nel Museo rispetto alla sua importanza tra gli scultori ceramici italiani del periodo: tra le opere esposte, tra cui un bel portavasi a decoro geometrico sottosmalto, alcune statuine da presepe ed il "vaso motorato"; mancano esemplari delle sue opere pi? famose, come le fantasiose coppe degli anni 1929/30; opere rarissime peraltro, di cui possiamo peraltro vedere alcune ottime riproduzioni nella sala adiacente al museo, destinata alla vendita degli oggetti oggi in produzione, come il "boccale policentrico" del 1929. Si prosegue con un bel piatto di Alf Gaudenzi, con la statuina "il calciatore"di Mario Anselmo, di cui viene esposto anche lo stampo in gesso, con la "bisbigoncia" di Farfa. Fillia ? rappresentato da tre straordinari "aerovasi" , delicate sculture costituite da semplici elementi geometrici compenetrati, dipinti con colori evanescenti.
Lasciata la vetrina futurista, sulla destra si prosegue con altre tendenze della fine degli anni venti del novecento: al fenomeno d'?lite di Marinetti si contrappongono opere di tutt'altra tendenza, pi? richieste dal mercato, come la splendida "corbeille"di Bausin Mazzotti di ispirazione tardo ottocentesca, o il delicato piatto "centouccelli" di Torido Mazzotti di ispirazione settecentesca; ma anche opere frutto della personale ricerca plastica di uno dei pi? grandi scultori italiani di tutti i tempi: Arturo Martini, che nel museo ? tra l'altro rappresentato da un presepe in terracotta grezza, che raggruppa le figure su uno scoglio in antitesi al tradizionale presepe mobile, quasi una sacra rappresentazione medievale priva di qualsiasi tentazione decorativistica.
Dopo lo spegnersi del fenomeno futurista, arrivano ad Albisola altri grandi artisti, che sono documentati nel museo. Di Lucio Fontana siamo abituati a conoscere i "tagli sulla tela", superamento della superficie del quadro mediante l'intuizione di uno spazio al di l? di esso, che gli daranno fin troppa notoriet?. Fontana ? stato invece uno scultore di straordinaria potenza espressiva, che direttamente con le mani riusciva a modellare nella creta opere di strepitosa evidenza plastica, e di sensibilit? barocca. Nel Museo ? rappresentato da opere certamente minori della sua produzione, ma interessanti come la "testa" del 1939, il "trionfo" del 1936, ed il "vasetto" del 1947.
Degli artisti pi? noti del secondo dopoguerra, rappresentati nel Museo, citer? Emilio Scanavino (noto per i suoi "gomitoli") con il vaso del 1952; Aligi Sassu con un enorme vaso decorato e con un piccolo ma monumentale gruppo equestre del 1953; Agenore Fabbri, Franco Garelli, Aurelio Caminati, Mimmo Rotella, Alessandro Mendini, Giovannino Servettaz; Enrico Baj con un'anfora che mescola manici settecenteschi con una decorazione "primitiva"; Ernesto Treccani con un vaso decorato con i suoi soliti delicati volti femminili.
Del museo fa parte anche il giardino, contenente un percorso tra alberi e diverse sculture di artisti contemporanei, a cominciare dal grandioso ?coccodrillo? di Lucio Fontana.