Museo archeologico dei Campi Flegrei
Travocial,
2016-03-08 13:55:50
2016-03-08 13:55:50
Nella splendida cornice paesaggistica che si ammira dalla fortezza aragonese, l’allestimento museale, realizzato sotto la direzione scientifica del Prof. Fausto Zevi, intende proporre in cinque sezioni distinte secondo una esposizione ragionata per contesti topografici e tematici, la storia degli antichi siti presenti nei Campi Flegrei: Cuma, Puteoli, Baiae, Misenum e Liternum. Nuclei di reperti (sculture, iscrizioni, coroplastica architettonica, terrecotte figurate, vasellame, manufatti in metallo e vetro, oreficerie e monete) smembrati da vecchi ritrovamenti di provenienza flegrea, finora custoditi prevalentemente nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sono stati a tal fine riunificati ai contesti provenienti dai recenti scavi effettuati nel territorio flegreo.
Nelle ex camerate dei soldati della fortezza, disposte in sequenza continua su due livelli, la visita comincia con la sezione dedicata a Cuma, situata al secondo livello e composta da ventiquattro sale in cui è illustrata la storia del sito, dall’abitato opico del IX secolo a.C. alla città greca e poi italico-romana sino all’età tardo antica. Attraverso la presentazione dei reperti, emersi nel corso delle campagne di scavo eseguite dalla Soprintendenza in collaborazione con l’Università degli Studi “Federico II” e l’Università “L’Orientale” di Napoli e con il Centre Jean Bérard, viene tracciato l’intero sviluppo storico della colonia ellenica con la ricostruzione della topografia urbana (mura, strade, santuari e necropoli con ricchissimi corredi tombali) dalla fase propriamente greca, tra l’VIII ed il V secolo a.C. (età Orientalizzante, arcaica e classica), alla città sannitica del IV secolo a.C. (con l’esposizione di un rarissimo fregio di metope dipinte e triglifi di un edificio templare) e poi ellenistico-romana (con la presentazione di reperti scultorei ed architettonici dagli edifici pubblici del Foro) sino all’ultima fase di occupazione nel periodo bizantino.
La sezione riservata a Puteoli, costituita da venti sale nel primo livello, illustra anch’essa, nel suo complesso divenire, la storia del sito: la prima espansione urbana della colonia augustea con le testimonianze relative ai suoi edifici per spettacoli, all’acquedotto ed ai reperti che documentano il carattere cosmopolita assunto dalla città (anche richiamato dalla ricostruzione della Grotta del Wady Minahy nel deserto egiziano); la colonia neroniana con il nuovo assetto urbano voluto dagli imperatori; la ripresa in epoca tardo antica, documentata attraverso i reperti rinvenuti nelle ville suburbane e nelle necropoli.
Sulla Piazza d’Arme è visitabile la sezione del Rione Terra, con l’esposizione degli oggetti provenienti dai recenti scavi eseguiti nell’acropoli puteolana. Essi sono riferibili alla decorazione architettonica del Capitolium ed a quella scultorea di altri edifici pubblici del Foro augusteo, costituita da statue ideali, tra cui la splendida testa copia dell’Athena Lemnia di Fidia, da una serie di ritratti di età giulio-claudia e dai frammenti pertinenti a statue di cariatidi ed a clipei, che ricordano l’attico del Foro di Augusto a Roma, di cui si propone all’esterno un’ipotesi di ricostruzione.
La sezione dedicata a Baiae e Misenum comprende, invece, oltre alle sale tematiche risalenti a precedenti allestimenti con la ricostruzione del Sacello degli Augustali da Misenum, del Ninfeo di Punta Epitaffio e degli antichi calchi in gesso ricavati da originali greci di età classica ed ellenistica, usati da un’officina scultorea operante a Baia su committenza imperiale, presenta i rinvenimenti della villa marittima romana di età tardo-repubblicana, scoperta sotto il Castello ed il Padiglione Cavaliere, con splendidi pavimenti musivi ed in cocciopesto decorato, e lacerti di affreschi in tardo II stile pompeiano.
Una sezione a parte è riservata inoltre a Liternum, colonia marittima fondata nel 194 a.C., nella quale sono stati aggregati per contesti i reperti (sculture, iscrizioni, corredi tombali e manufatti di varia tipologia),recuperati in vecchi scavi e quelli provenienti dalle nuove ricerche eseguite dalla Soprintendenza non solo nei quartieri urbani, nell’area del Foro, nell’anfiteatro e nelle necropoli, ma anche nel territorio pertinente alla città antica.