Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III"
Travocial,
2016-04-15 08:52:03
2016-04-15 08:52:03
La Biblioteca Nazionale
"Vittorio Emanuele III" di Napoli è una biblioteca pubblica statale
dipendente dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo -
Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali. Dopo le nazionali centrali
di Roma e Firenze, si può considerare la maggiore biblioteca
italiana, con un patrimonio di circa 19.000 manoscritti, di 4.563 incunaboli,
1.792 papiri ercolanesi, di circa 1.800.000 di volumi a stampa e oltre 8.300
testate di periodici.La esclusiva
biblioteca ritrovata nell’antica Ercolano, contenente l'opera di Epicuro "Sulla natura" ,
che costituisce il fondo librario più antico posseduto dalle biblioteche
italiane e straniere, il ricco e splendido nucleo dei
codici miniati aragonesi, le magnifiche collezioni Farnesiana e Brancacciana, le biblioteche degli ordini religiosi soppressi,
le raccolte pubbliche e private confluite a più riprese nel patrimonio della
Nazionale, le variegate e ancora poco note collezioni iconografiche, le
testimonianze autografe di autori come Tasso, Vico, Leopardi formano
nell'insieme un patrimonio di grande rilievo, che per la completezza e varietà tipologica offre vari itinerari
di ricerca.
Data la rilevanza e consistenza del patrimonio
librario la Biblioteca Nazionale di Napoli è organizzata in sezioni specialistiche
in funzione della natura bibliografica e storica dei documenti, per informazioni sugli orari e
modalità di accesso consultare il sito web: http://www.bnnonline.it
Dal 1990 la Biblioteca Nazionale di Napoli ha avviato
la catalogazione elettronica dei documenti nel catalogo collettivo del Servizio
Bibliotecario Nazionale (SBN), accessibile on line all’ indirizzo : http://opac.bnnonline.it/
La Biblioteca Nazionale di Napoli
punta alla valorizzazione dei cospicui e preziosi fondi manoscritti e a stampa attraverso
un’intensa attività espositiva e porta avanti un fitto programma di incontri,
presentazioni, seminari, tavole rotonde, convegni, costantemente operando in
rapporto sinergico con gli altri istituti culturali della regione, con gli Enti
politici territoriali, con il mondo della scuola e con quello universitario,
con le rappresentanze politico-culturali straniere. La maggior parte delle
iniziative si svolgono nella splendida Sala Rari dal soffitto decorato con stucchi
dorati.
Notizie Storiche
ed artistiche
La Biblioteca
Nazionale occupa l'ala orientale di Palazzo Reale, che si identifica con gli
ampliamenti settecenteschi, probabilmente di Ferdinando Fuga (1758 circa). L'odierna Sala di Lettura oggi allestita con
armadi in noce ed oro era il grande Salone da ballo dei Borboni che
costituiva con le sale attigue i Saloni delle feste dei regnanti. Qui la
decorazione è improntata dall'uso fittissimo di stucco a bassorilievo, bianco e
oro, dei napoletani Gennaro Aveta, Costantino Beccalli e De Crescenzo . Nella
Sala di distribuzione gli ovati a tempera su intonaco di Camillo Guerra
raffigurano Allegorie delle quattro età dell'uomo come quattro età dell'amore:
"Primavera: Zefiro e Flora", "Estate: Galatea",
"Autunno: Bacco e Arianna", "Inverno: Orizia e Borea";
documentate al 1852, rappresentano gli sviluppi illustrativi dell'estremo
neoclassicismo napoletano, che in forme diverse era stato introdotto negli anni
'80 del Settecento dai neoclassici tedeschi attivi a Napoli. La seconda
anticamera, che affaccia sul cortile un tempo delle rimesse, è ornata da altorilievi
in stucco che riproducono il fregio marmoreo dell' "Entrata trionfale di
Alessandro a Babilonia" di B. Thorwaldsen al Quirinale napoleonico. Alla
parete centrale, panoplie ad alto rilievo, simili alla decorazione dello
Scalone principale di Palazzo Reale, che porta all'Appartamento Storico.
Stucchi di gusto neoclassico ornano, all'altezza dell'imposta della volta e al
centro della stessa, le successive sale, in particolare quella di Bibliografia,
dai decorativi rosoni in corrispondenza - un tempo dei lampadari. Anche gli
intagli a palme affrontate ad un rosone, in oro su fondo bianco, delle porte,
rimandano al gusto neoclassico e al design elegante dell'architetto di corte.
Nelle sale dei piani superiori, dove erano gli
Appartamenti ottocenteschi di abitazione, vi sono decorazioni in stile
pompeiano di Salvatore Giusti nelle stanze della regina Maria Teresa e tempere
neogotiche (Le storie di Carlo d'Angiò di Camillo Guerra) nello studio di
Ferdinando II Borbone, ora "Sala d'Africa".
Cenni storici
La
fondazione della Biblioteca Nazionale di Napoli risale agli ultimi decenni del
XVIII secolo, quando - in applicazione di un regio decreto - si cominciarono a
collocare nel Palazzo degli Studi, oggi sede del Museo Archeologico, le
raccolte librarie fino a quel momento conservate nella Reggia di Capodimonte.
Tra queste la famosa libreria farnesiana che Carlo di Borbone, figlio ed erede
di Elisabetta Farnese, aveva fatto trasportare nella nostra città nel 1734.
Il progetto della Biblioteca fu avviato nel 1784 ma necessitarono molti anni per
la sistemazione e la catalogazione del ricco materiale librario che si era
andato man mano sempre più accrescendo sia con i fondi provenienti dalla
soppressione degli ordini religiosi sia con l'acquisizione di biblioteche di
privati. Aperta ufficialmente al pubblico il 13 gennaio 1804, sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, la
Biblioteca assunse allora il nome di Reale
Biblioteca di Napoli.
Nel
1816 l'Istituto divenne poi Reale
Biblioteca Borbonica e solo nel 1860, con decreto n. 130 del 17
ottobre, fu dichiarata Biblioteca
Nazionale.
Dopo
l'unità d'Italia fu ulteriormente arricchita con i fondi provenienti dalla
seconda soppressione degli ordini religiosi e con importanti doni e lasciti tra
cui ricordiamo il legato dei manoscritti
leopardiani di Antonio Ranieri e la biblioteca teatrale Lucchesi Palli. Nel 1910 fu annessa alla
Biblioteca l'Officina dei Papiri
Ercolanesi istituita da Carlo di Borbone al fine di custodire e svolgere i
papiri provenienti dagli scavi di Ercolano del 1752-1754.
L'originaria
sede del Palazzo degli Studi era divenuta nel frattempo inadeguata alle
dimensioni ed alle necessità di una Biblioteca che tanto si era accresciuta nel
tempo. Nel 1922, grazie soprattutto all'interessamento di Benedetto Croce, ne fu deliberato il trasferimento a Palazzo Reale
in piazza del Plebiscito. In quegli anni furono annesse alla Nazionale la
Biblioteca del Museo di San Martino, la Brancacciana, la Provinciale, la San
Giacomo e, in seguito al trattato di Saínt Germain ed alla convenzione
artistica di Vienna, fecero ritorno a Napoli i preziosissimi manoscritti che
nel 1718 Carlo VI d'Asburgo aveva forzatamente fatto trasferire a Vienna e che
comunemente sono chiamati "ex viennesi". Le vicende storiche
dell'ultima guerra mondiale influenzarono notevolmente anche la tranquilla vita
della Biblioteca compromettendo l'integrità sia delle strutture sia delle
raccolte librarie. Tuttavia le energiche iniziative di tutela e di salvaguardia
intraprese dalla allora direttrice Guerriera
Guerrieri che trasferì i manoscritti, i libri più rari e preziosi nonché
parte dei cataloghi in paesi più sicuri dell'entroterra, consentirono alla
Biblioteca di superare quei difficili momenti. Nel 1945 si poté pertanto
riaprirla al pubblico, grazie anche alla costante attenzione ed all'autorità di
Benedetto Croce, nelle condizioni che
tuttora la Biblioteca conserva.
Negli ultimi anni l'Istituto si è notevolmente arricchito di pregevoli
collezioni private (basti ricordare fra tutte il fondo Doria o la raccolta
Pontieri) nonché di tutta una serie di acquisizioni finalizzate alla
documentazione ed alla valorizzazione della cultura meridionale in tutti i suoi
vari aspetti. La Biblioteca ha subìto anche gravi danni a causa del terremoto
del 23 novembre 1980, quando fu necessario sgombrare tutta l'ala verso il mare,
seriamente lesionata, e trasferire in altre parti dell'edificio il materiale
librario e le relative sezioni. Nel 1990 la Biblioteca ha aderito al Servizio
Bibliotecario Nazionale (SBN), progetto finalizzato alla realizzazione di una
rete automatizzata di biblioteche, per lo scambio delle informazioni
bibliografiche e per la circolazione dei documenti. Presso i suoi locali è
istallato il Centro Elaborazione Dati cui sono già collegate molte biblioteche
dell'area meridionale.