Certosa e Museo di San Martino
Travocial,
2016-04-08 09:34:39
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Nel 1325 viene fondata la Certosa di San Martino e gli architetti designati furono lo scultore senese Tino di Camaino e il napoletano Francesco De Vito; nell’arco di cinque secoli la certosa fu interessata da costanti rinnovamenti. Nel 1581, si avvia un grandioso progetto di ampliamento, affidato all'architetto Giovanni Antonio Dosio, destinato a trasformarne il severo aspetto gotico nell'attuale preziosa e raffinata veste barocca. Il crescente numero dei monaci impose una radicale ristrutturazione del Chiostro Grande: si realizzarono nuove celle e fu rivisto l'intero sistema idrico. Il promotore di questa nuova e spettacolare veste della Certosa di San Martino è il priore Severo Turboli, in carica dall'ultimo ventennio del Cinquecento fino al 1607. I lavori avviati sotto la direzione di Dosio, vengono proseguiti da Giovan Giacomo di Conforto, che realizzerà la monumentale cisterna del chiostro.Nel 1623 inizia la collaborazione con il cantiere di San Martino dell'architetto Cosimo Fanzago che, tra alterne vicende, durerà fino al 1656, pur rispettando l'originaria impostazione di stile rinascimentale toscano di Dosio, Fanzago connoterà con il segno inconfondibile della prepotente personalità ogni luogo del monastero. Diviene ben presto responsabile dell'intero cantiere e decide di mantenere i contratti con gli stessi pittori, scultori e artigiani già collaboratori di Dosio e di Conforto. Prosegue, il progetto di ampliamento del monastero e di ammodernamento degli spazi monumentali: interviene nella chiesa, negli ambienti annessi e negli appartamenti del Priore e del Vicario. L'opera di Fanzago si caratterizza per una straordinaria attività decorativa, trasforma le tradizionali decorazioni geometriche in apparati composti da fogliami, frutti, volute stilizzate, cui gli effetti cromatici e volumetrici, conferiscono un carattere di realismo e sensualità eccezionali. San Martino diviene così, negli anni '20 e '30 del Seicento, un luogo di eccellenza della sperimentazione dell'ornato dell'epoca. Negli anni successivi subentrarono alla direzione dei lavori: Bonaventura Presti, al quale appartiene tra l’altro il disegno del magnifico pavimento della chiesa; il regio Ingegnere e architetto Andrea Canale e, intorno al 1723, gli subentra il figlio Nicola Tagliacozzi Canale, più noto come incisore e creatore di apparati scenici, partecipa alla intensa espressione artistica che va sotto il nome di rococò e che si manifesta con una perfetta sintesi tra pittura, scultura e architettura.Durante la rivoluzione del 1799 Il complesso subisce danni ed è occupato dai francesi. Il re ordina la soppressione per i certosini sospettati di simpatie repubblicane, ma alla fine acconsente alla reintegrazione e i monaci rientrano a San Martino nel 1804. Quando gli ultimi monaci abbandonano la Certosa, nel 1812 il complesso viene occupato dai militari come Casa degli Invalidi di Guerra, fino al 1831, quando viene nuovamente abbandonato per restauri urgenti. Nel 1836 un esiguo gruppo di monaci torna a stabilirsi a San Martino per riuscirne poi definitivamente. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa viene destinata nel 1866 a museo per volontà di Giuseppe Fiorelli, annessa al Museo Nazionale come sezione staccata ed aperta al pubblico nel 1867.La visita alla Certosa e Museo di San Martino comprende: la Chiesa, la Spezieria dei monaci, la Sezione navale, il Quarto del Priore, la Sezione presepiale, l'Ottocento napoletano, Immagini e memorie, il Gabinetto disegni e stampe, la Sezione teatrale, la sezione delle Arti decorative, Il museo dell’opera e i Sotterranei gotici. Tutte le informazioni per gli orari di visita su www.polomusealecampania.beniculturali.it