Parco di Capodimonte
Travocial,
2016-03-01 16:31:30
2016-03-01 16:31:30
Il parco di Capodimonte ha un’estensione di 134 ettari con circa 400 entità vegetali classificabili in 108 famiglie e 274 generi. All’interno del suo perimetro si contano sedici architetture tra residenze, casini, fabbriche artigiane, depositi e chiese, oltre a fontane e statue, dispositivi per la caccia, orti e frutteti ed un cimitero, quello dei Cappuccini dell’Eremo. La storia del Parco con la Reggia inizia con l’ascesa al trono di Carlo di Borbone, il 10 maggio 1734 e con il suo ambizioso programma di un sistema di possedimenti direttamente amministrati dalla Corona denominati “siti reali”. Capodimonte, alto e ventilato, dominante l’intero golfo e visibile da gran parte della città fu ritenuto luogo idoneo ad accogliere la residenza reale. I lavori di perimetrazione della tenuta di caccia risultarono già ultimati nel 1736. L’accesso avveniva dalla Porta di Mezzo che conduceva al grande emiciclo dal quale prendeva avvio il ventaglio dei viali. La tradizione storiografica ha sempre assegnato a Ferdinando San Felice e Domenico Antonio Vaccaro il disegno di questo scenografico impianto, ma ipotesi più recenti lo attribuiscono al romano Antonio Canevari. Di certo, comunque, San Felice intervenne nel 1743 per la ristrutturazione della Real Fabbrica della Porcellana e due anni dopo per la costruzione della chiesa di San Gennaro alla fine del primo stradone del ventaglio. Scenografie naturalistiche, statue, fontane insieme a giardini murati non potevano mancare in un bosco reale dove però la zonizzazione vegetale era funzionale alle tipologie di caccia praticate dal re, per cui a zone densamente arboree con lecci, castagni, carpini ed olmi seguivano zone arbustate con il mirto, l’olivella ed il lauro regio, oltre a radure e ragnaie. Ampie aree erano poi coltivate per alimentare gli animali domestici e la selvaggina, chiusi in appositi recinti e serragli. Prodotti del bosco e della terra erano in parte utilizzati per le necessità della corte ed in parte venduti. Nel 1738 iniziarono i lavori per la costruzione del Real Palazzo nella zona più panoramica del sito, denominata “Spianato”. Reggia e Bosco, in origine del tutto separati, divennero un complesso unitario e autonomo rispetto alla città solo nel decennio francese, allorché venne realizzato un muro di cinta intorno allo Spianato lungo il quale furono aperte la Porta Grande sulla strada dei Ponti Rossi e la Porta Piccola su quella per Miano. Importante innovazione fu rappresentata dalla nuova strada progettata dall’ingegnere Romualdo De Tommaso, il corso Napoleone, oggi Amedeo di Savoia: inaugurata nel 1809, congiungeva in ‘rettifilo’ la zona del Museo con Capodimonte, scavalcando con un ponte il vallone della Sanità e superando la montagna Spaccata con la scenografica soluzione del Tondo, realizzato da Niccolini tra il secondo e il terzo decennio del secolo. Nel Parco, Ferdinando I faceva costruire dal 1817 l’Eremo dei Cappuccini e iniziava i primi lavori di ridisegno “all’inglese” delle aree verdi per adeguarle al nuovo gusto che già da qualche decennio aveva invaso tutta l’Europa. I Savoia ripristinarono nel Bosco l’attività di caccia e modificarono il disegno delle aree adiacenti la Reggia e il Casino dei Principi.