Museo civico di storia naturale di Piacenza
Travocial,
2012-12-11 10:56:09
2012-12-11 10:56:09
Inaugurato nel 2008 all'interno della Fabbrica del Ghiaccio, presso l'ex Macello di Piacenza, le cui apparecchiature sono state lasciate in situ quale significativo documento di archeologia industriale, il nuovo percorso del museo accompagna il visitatore alla scoperta degli habitat naturali del territorio piacentino attraverso un allestimento organizzato in tre sezioni tematiche: la Pianura, la Collina e la Montagna. In questo modo, la trattazione dei tre principali ambiti naturalistici (geologia, botanica e zoologia) tipici di ogni area, viene proposta in ogni sala con reciproche integrazioni, al fine di stimolare ulteriormente la curiosità del visitatore. Il nucleo principale delle collezioni è costituito da raccolte petrografiche, botaniche e dell’avifauna locale provenienti in gran parte dal Regio Istituto Tecnico di Piacenza e da altri gabinetti ottocenteschi di scienze naturali di istituti scolastici cittadini. Si tratta, in particolare, della raccolta di espositori e strumenti scientifici dell'Istituto "Domenico Romagnosi", dove operarono Giacomo Trabucco, Michele del Lupo ed Edoardo Imparati e degli erbari della “Flora Italia Superioris”. L'esposizione fa ampio ricorso a ricostruzioni, diorami, modelli a grandezza naturale che permettono al pubblico un approccio diretto con i molteplici aspetti naturalistico-ambientali di questo distretto provinciale ed è ampiamente corredata da supporti multimediali, filmati, supporti sonori che con le loro suggestioni proiettano il visitatore nel cuore stesso dei diversi habitat.Già dalla fine dell’Ottocento, l’Istituto Commerciale “Romagnosi” possedeva una consistente e pregevole dotazione naturalistica. La sua prima descrizione risale al 1833 per opera di Michele Del Lupo, titolare della cattedra di scienze e della direzione del Gabinetto di Storia Naturale, che annota e riordina una raccolta di rocce, minerali, fossili, animali e piante. Il suo successore, Giacomo Trabucco, grazie ad una serie di escursioni nelle valli del Piacentino raccoglie i tipi caratteristici della petrografia locale, riunendo quasi 400 campioni di rocce provenienti dai terreni alloctoni ed autoctoni dell’Appennino e della pianura, fino al Po. Edoardo Imparati, medico ed ornitologo, dal 1895 conservatore del Gabinetto di Storia Naturale, amplia prevalentemente la raccolta relativa agli uccelli, che tra esemplari presenti e nuove acquisizioni vengono ad assommare con lui ad oltre 300 unità. Gli interessi dello studioso non sono soltanto rivolti all’avifauna, ma anche ai coleotteri del Piacentino. Nella sezione di Botanica del Museo spicca per importanza storica la “Flora Italia Superioris”, databile intorno al 1820, consistente in una collezione di 1.253 “essiccata” in ottimo stato di conservazione. Vi si affiancano l’erbario “A. Poli", che consta di 1.153 esemplari di Fanerofite quasi tutte spontanee, gli erbari “Parmigiani” e “Pavesi” e quello dell’Istituto di Botanica della Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza. Questo patrimonio ha trovato in gran parte collocazione nelle tre sale museali, prima di accedere alle quali il visitatore è invitato ad osservare una sintetica rappresentazione della natura cittadina che focalizza l’attenzione sulla particolare ecologia di questo ambiente e su alcune delle specie più caratteristiche. La sala della Pianura è stata schematicamente suddivisa in due settori principali - la fascia golenale e i territori extragolenali - attraverso una realizzazione stilizzata dell’argine maestro del fiume Po come elemento separatore tra i due ambiti. La sala della Collina individua come elemento focale dell’esposizione la ricostruzione delle tre principali tipologie forestali che ne caratterizzano il paesaggio: querceto, castagneto e pineta. Gli animali vi sono esposti come si potrebbero incontrare in un ipotetico bosco naturale (non sempre in evidenza) e il visitatore è stimolato ad osservare attentamente l’ambiente per individuarli. La sala della montagna è suddivisa in due settori principali, uno dedicato alle testimonianze dell’ultima Glaciazione che ha interessato l’Appennino anche in ambito locale e l’altro riservato alle tipologie ambientali montane quali ruscelli, pascoli sommatali, faggete.