Teatro Amintore Galli (Ex Vittorio Emanuele II)
Travocial,
2016-03-01 08:06:31
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L'esigenza di dotare la città di una struttura teatrale pubblica fu a Rimini molto sentita fin dal secolo XVII. Nel 1681 infatti si deliberò la costruzione di un teatro stabile nel Salone dell'Arengo, con cavea suddivisa in quattro ordini di ventun palchetti in legno. Proprio a causa della sua struttura lignea e dell'insufficiente capienza, venne successivamente chiuso e atterrato nel 1839. Contemporaneamente a questo luogo di rappresentazione, nel 1731 svolgeva una propria attività il Teatro Arcadico, appartenente all'Accademia dell'Arcadia e composto da due ordini di palchi. Francesco Galli Bibiena vi eseguì lavori di restauro nell'anno 1732, ma del teatro non si hanno più notizie dalla metà del Settecento in poi. Dopo l'atterramento del vecchio teatro, venne aperto al pubblico il piccolo e privato Teatro Buonarroti, nato nel 1816 per l'iniziativa dei membri dell'Accademia de' Pilati. Il Consiglio Comunale ne ordinò la chiusura nel 1843 per la precarietà delle strutture architettoniche.
Venne costruito allora un palcoscenico provvisorio in legno nella Sala Municipale, dotata per l'occasione di un doppio ordine di logge; la spesa fu sostenuta dai cittadini.
L'esigenza, sentita dall'aristocrazia e dalla ricca borghesia mercantile, di un edificio rappresentativo nel tessuto urbano che fungesse da fulcro per la vita sociale, portò alla decisione di costruire un nuovo teatro, concepito architettonicamente e funzionalmente come edificio autonomo. Tra i luoghi più confacenti alla costruzione furono prese in considerazione piazza del Corso e piazza della Fonte: dopo lunga discussione tra corsisti e fontisti, la scelta cadde su quest'ultima piazza, attualmente piazza Cavour, nel luogo dell'edificio dei Forni adibito dal Comune a caserma militare. Risale al 14 luglio 1840 la delibera che stabiliva l'erezione del teatro in questa zona. Il 9 dicembre dello stesso anno all'architetto modenese Luigi Poletti veniva affidato l'incarico del progetto. "Disegnato dall'Ingegnere Commendatore Luigi Poletti, il Teatro di Rimini si scosta dalla foggia dei moderni teatri: monumentale e grandiosa è la sua architettura, a modo che si direbbe un'opera dei robusti tempi romani" ( cit. Monografia..). "Nel giorno 8 agosto di detto anno [1843] ebbe luogo la solenne posizione della prima pietra ed il grezzo dell'edificio fu compiuto il 22 novembre 1846. Le opere per di completamento e decorazione poterono appena riprendersi nel 1854 e venir ultimate nel 1857" (cit. Monografia...). Fu inaugurato il 16 agosto 1857 con la rappresentazione delle opere Trovatore, Lucrezia Borgia e Aroldo e con l'intervento di Giuseppe Verdi. Per decreto municipale nell'ottobre 1859 gli fu imposto il nome di Teatro Vittorio Emanuele.
Si trattava di una monumentale composizione, ispirata ai concetti dell'architettura classica: il richiamo morfologico dei fronti principali del teatro, caratterizzati da archi e piedritti, era il Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti. L'edificio era costituito da un rettangolo distinto in tre corpi, di cui il primo comprendente un ampio portico, gli atri e le scale di accesso ai palchi: atrio e scale erano adorni di statue modellate dallo scultore Pietro Tenerani. Il corpo centrale comprendeva la platea, l'ultimo il palcoscenico. Dall'atrio si accedeva alla platea a ferro di cavallo, circoscritta da un ambulacro, composta da tre ordini di ventun palchi ciascuno, sopra i quali si trovava il loggione. Anche all'interno si ripeteva il motivo morfologico degli arconi (al primo ordine dei palchi) poggianti su un alto zoccolo. Il secondo e il terzo ordine erano inquadrati da venti colonne corinzie sulle quali si impostava la trabeazione e la balconata del loggione. Il proscenio comprendeva due palchi per lato. Le decorazioni della sala teatrale "in lucida scagliola e stucchi dorati" erano opera del Corsini da Urbino e del Fiorentini da Imola. Il soffitto, distinto in tre zone concentriche comprendenti la rappresentazione delle Ore e dei segni dello Zodiaco e i ritratti dei più illustri autori drammatici, fu decorato dal bolognese Andrea Besteghi. Il palcoscenico, di notevoli dimensioni, era caratterizzato da due sistemi di scale, ambulacri, camerini per gli attori e sfondino a forma absidale. "Il sipario fu commesso al celebre Coghetti il quale vi rappresentò Cesare al passaggio del Rubicone, secondo Lucano, diversamente dal pittore riminese Capizucchi che in quello del teatro vecchio lo espresse arringante sul foro della città" ( cit. Compendio.. ). Gli scenari furono eseguiti da Michele Agli, riminese.
Attualmente dell'edificio originario è rimasto solo il primo corpo costituito da portico, atri e scale, poiché durante un bombardamento del 1943 è andata distrutta la cavea. Lo spazio in cui essa sorgeva è stato adibito a palestra. Il monumentale ridotto è stato adibito a sala consiliare. Il completamento di questo ambiente venne affidato all'architetto riminese Gaspare Rastelli, che non rispettò il disegno del Poletti. Questa parte superstite del teatro è in ottimo stato di conservazione grazie anche ai lavori di restauro.
Verso la metà degli anni Settanta venne indetto un concorso nazionale per la presentazione di progetti relativi alla ricostruzione delle parti distrutte del teatro. I risultati furono resi noti nell'ambito di una mostra organizzata a Rimini nella primavera del 1976, accompagnata da un catalogo curato da Giuliano Gresleri e Stefano Pompei.
Vincitore del concorso risultò il professore Adolfo Natalini di Firenze, che per la stesura del progetto coordinò un gruppo di sei architetti.
Il progetto non venne per realizzato per i vincoli posti dalla Soprintendenza Archeologica e dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici. Nel frattempo sono state effettuate opportune indagini, tra cui scavi archeologici nell'area interessata che hanno portato in luce, tra l'altro, una domus romana, reperti bizantini e tracce delle antiche mura malatestiane, per cui il recupero del teatro dovrebbe realizzarsi, in accordo con gli organi di tutela preposti e nel rispetto del contesto e della valorizzazione dell'area archeologica emersa.
In tempi recenti è stata avanzata da più parti la proposta di una ricostruzione filologica del teatro, che consentirebbe il recupero di un edificio straordinario dalla forte valenza simbolica. Un ampio salone posto al piano terra dell'avancorpo superstite, costituito da portico, atri e scaloni, è stato adibito a spazio mostre. L'attività espositiva che si svolgeva già da alcuni anni è stata, per un certo periodo, interrotta a causa di una serie di indispensabili lavori di consolidamento, quindi ripresa nel 2001. Annualmente si tengono le mostre di Catoon Club, nell'ambito del Festival internazionale del fumetto che si svolge a Rimini; quindi lo spazio è concesso prevalentemente a privati per esposizioni d'arte in base ad un regolamento comunale che stabilisce tempi, modalità e costi.
(Nadia Ceroni / Lidia Bortolotti)