Archivio di Stato di Caserta
Travocial,
2015-12-09 14:44:24
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L’Archivio di Stato di Caserta “nasce” con l’attuale denominazione per effetto del D.P.R. 30 settembre 1963: riacquistava, in tal modo, la propria individualità un Istituto funzionante come “Archivio Provinciale di Terra di Lavoro” fin dal 1818 e che, in epoca fascista, con la temporanea soppressione della provincia, era stato declassato a “sezione” dell’Archivio di Stato di Napoli, restando tale anche quando la provincia venne ricostituita nel 1945. Dal 2002 è stata destinata a sede dell'Archivio l’emiciclo vanvitelliano della Reggia di Caserta, i cui lavori di consolidamento statico e di adattamento funzionale sono in fase avanzata. Nell’attesa l’Archivio resta ubicato in un edificio privato.
Il patrimonio archivistico casertano copre un arco cronologico di nove secoli, dal XII al XX, per un totale di 115.436 unità archivistiche. Il più antico documento singolo è una pergamena di Aversa, datata 1143, mentre i complessi documentari organici più antichi sono quelli notarili, risalenti al XV secolo. Nell’Archivio di Palazzo reale sono conservati i primi notai di Caserta, che iniziano dal 1426; presso la sede di via dei Bersaglieri vi sono i protocolli notarili della provincia dal 1465 al 1897. In quest’ultima sede è anche conservato il diplomatico, composto di quasi cinquecento pergamene, fra le quali alcune con notazioni musicali. Di particolare importanza risultano i fondi giudiziari, a partire dalla corte locale di Piedimonte, risalente al XVIII secolo. Da notare soprattutto i registri processuali della Commissione militare francese, tribunale di guerra che fu insediato a Capua per combattere il brigantaggio, e che contengono i verbali di interrogatorio dei componenti della banda di Fra’ Diavolo. L’Archivio di Caserta conserva poi la documentazione proveniente dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nell’ambito del quale operò anche la Gran Corte Criminale, istituita per reprimere il brigantaggio nelle province meridionali all’indomani dell’Unità d’Italia. Le serie documentarie più importanti sono: Lavori pubblici, Agricoltura Industria e Commercio, Alta Polizia, Culto, Consiglio d’Intendenza, Istruzione Pubblica, Boschi e Foreste, Atti demaniali, Affari comunali, Stati discussi. Presso l’Archivio di Caserta è conservato anche l’archivio dell’Amministrazione provinciale (1861-1927), che negli altri Archivi dello Stato manca, trattandosi di documenti di un ente non statale, che di solito dovrebbe conservare presso di sé i propri atti. L’Archivio di Stato di Caserta si distingue per il cospicuo patrimonio iconografico comprendente un ampio numero (circa ventimila) di piante mappe, disegni, che possono essere rinvenuti in quasi tutti i fondi archivistici. Particolarmente ricchi sotto questo profilo sono il Commissariato per la liquidazione degli usi civici, in cui sono conservate tre antiche piante dipinte dei confini tra Caserta e Maddaloni, risalenti al 1638, la serie Contratti del fondo Prefettura, la serie Perizie del Tribunale, gli Uffici delle Imposte dirette, con le mappe catastali di gran parte della provincia, e soprattutto il Genio civile. Anche presso il Palazzo reale sono conservate circa quattrocento piante e disegni (alcuni acquerellati), molti dei quali sono allegati alle due bellissime Platee compilate dal Sancio nel 1825, che illustrano rispettivamente lo stato di Caserta e quello di San Leucio.