Casino ducale Carafa Stadera
Travocial,
2012-12-05 06:07:24
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Il Casino di Starza Penta, una delle più significative emergenze storiche e monumentali della città di Maddaloni, oggi destinata a sede del Museo Archeologico dell’antica Calatia e del suo territorio, fu una delle residenze principali dei duchi Carafa della Stadera. Nel 1465 Diomede Carafa della Stadera ottenne in feudo (1465-1487) da Ferrante d’Aragona il territorio di Maddaloni. Nel 1552 l’edificio venne citato nell’atto di donazione che Diomede II fece alla moglie Roberta Carafa di Stigliano, individuato come Starza della Masseria delle Torri. Nel 1610, lo si trova citato come “Starza Penta”, tra i beni di Diomede IV. La struttura della Masseria delle Torri nella fase cinquecentesca è ascrivibile al tipo ampiamente diffuso della “masseria fortificata”con torrette di avvistamento. Bisognerà attendere l’ascesa al potere del settimo duca Marzio III (1660-1703) per assistere alla trasformazione dell’assetto architettonico e della destinazione d’uso della Masseria di Starza Penta, con un radicale intervento di restauro che a partire dal 1660 portò alla trasformazione della masseria in elegante “Casino di caccia” e “Villa d’ozio”, senza però perdere di vista l’attività produttiva della contigua azienda agricola. La villa si trovava all’ingresso orientale della città, lungo l’asse viario che conduceva al Bosco di Calabricito e non lontano dal Bosco dell’Olmo Cupo, entrambi famosi per la ricca selvaggina. Non a caso, rappresentato con simbologia utilizzata per i “casini di caccia” e per le “masserie” a carattere residenziale, il casino della Starza compare anche nella Carta topografica delle Reali Cacce di Terra di Lavoro e loro adiacenze, incisa nel 1784 dal Rizzi Zanonee poi nel foglio 10 del suo monumentale Atlante, nel 1808. Gli elementi caratteristici del Casino della Starza, riscontrabili anche nella tipologia edilizia di molte ville d’ozio dell’area campana tra la fine del Seicento e l’inizio Settecento, sono costituiti da un portale con accesso alla strada, seguito da un atrio ed un vestibolo porticato suddiviso in tre campate, che si apre in un ampio cortile; esternamente, sul lato Ovest, è ubicata la cappella dedicata a Santa Maria del Carmine. Il rifacimento del Casino della Starza dovette essere completato dal figlio di Marzio , Carlo I (1703-1717) intorno al 1710, come attesta la data riportata nello splendido stemma di famiglia che campeggia al centro della volta dell’androne. Durante il regno di Carlo III di Borbone l’edificio conobbe il periodo di maggior lustro, in quanto spesso ospitava il sovrano nelle sue frequenti battute di caccia. Con la partenza di Carlo per la Spagna, nel 1759, per il Casino della Starza cominciò un lento declino. Francesco Saverio Carafa, principe di Colubrano, risistemò nel 1811 il bel giardino all’italiana sul lato orientale del palazzo, come attesta l’iscrizione fatta apporre sull’elegante portale marmoreo d’ingresso, di stile neoclassico. Il Casino di Starza Penta restò fino alla metà dell’800 in possesso dei principi di Colubrano; requisito nel 1850 per alloggiare un contingente di 170 soldati del 13° “Cacciatori svizzero”, fu restituito ai Carafa nel 1855. Nel 1856 il Casino venne poi acquistato da Raffaele Palladino che risistemò la facciata. Nel 1939 fu espropriato ed assegnato prima al Demanio Militare ed infine nel 1993 a quello Storico Artistico.
Il complesso ospita oggi il Museo Archeologico di Calatia.