Museo archeologico dell'antica Capua e Mitreo
Travocial,
2016-04-07 07:44:49
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L’istituzione del Museo Archeologico dell’Antica Capua nasce dall’esigenza di presentare, secondo i più moderni criteri espositivi, i materiali rimessi in luce nel corso degli scavi effettuati nella seconda metà del XX secolo in quello che fu il territorio di Capua.
Un Museo archeologico nella zona peraltro già esiste dal 1874: il Museo Provinciale Campano, ospitato nella sale del Palazzo Antignano di Capua moderna, allestito subito dopo l’Unità d’Italia, al pari degli altri musei provinciali sorti affinché, con l’istituzione dei grandi Musei Statali, i centri periferici non perdessero comunque cognizione del loro patrimonio storico, artistico, culturale. In esso i criteri di selezione e presentazione dei materiali, nonostante un recente riallestimento delle collezioni, riflettono dunque la cultura dell’epoca, giacché gli oggetti vi appaiono raccolti per classi di materiale (iscrizioni, sculture, mosaici, vasi e bronzi, terrecotte, monete), senza distinzioni cronologiche o topografiche.
Nel Museo dell’Antica Capua, che ha sede a Santa Maria Capua Vetere, corrispondente alla città antica, gli oggetti sono invece illustrati in ordine cronologico e secondo i contesti di scavo, le sale sono corredate da pannelli esplicativi e le vetrine da didascalie per facilitare l’approccio ad oggetti inusuali per un osservatore moderno. Alle dieci sale già aperte, nelle quali sono esposti i materiali dal X al I secolo a.C., seguiranno secondo il futuro allestimento quelle con le testimonianze della piena età imperiale, fino alla decadenza della città nel IX secolo d.C.
Il percorso museale inizia con reperti dell’età del Bronzo, databili tra il XVI ed il XIV secolo a.C., modesti corredi costituiti da vasellame di impasto e punte di freccia provenienti da una piccola necropoli scoperta poco a sud dell’Agnena nella località Strepparo. Le successive due sale sono dedicate all’età del Ferro, cui si riferiscono i corredi tombali risalenti al periodo compreso tra il IX ed il VII secolo a.C. Seguono oggetti di origine etrusca (bacini bronzei con orlo perlinato e vasi di bucchero), greca fra cui oinochoai trilobate (brocche per il vino) e kotylai (tazze) e danubiana (ambra). Il vasellame di impasto prodotto localmente conserva forme molto peculiari (capeduncola) o imita materiale di importazione.
La quarta sala introduce al tema delle produzioni del periodo orientalizzante, caratterizzato dall’assorbimento di modelli culturali greci (ceramiche di tipo protocorinzio e corinzio). Nella zona di Capua ciò avviene anche attraverso il contatto con gli Etruschi (vasi in bucchero, poi prodotti anche localmente; aryballoi etrusco-corinzi, cioè piccoli vasi per contenere unguenti e profumi). Interessanti esempi di attestazioni della bronzistica antica sono il cratere laconico ed il calderone ad anse mobili, appartenenti ad uno dei corredi presentati.
Si prosegue con reperti di produzione locale del VI secolo a.C., rinvenuti in uno scavo presso una fornace arcaica, dove si producevano tegole. Nelle sale quinta e sesta sono esposte statuette votive ed antefisse (a palmetta, a testa di Gorgone o di Acheloo). Nella settima sala sono proposti reperti del periodo arcaico (VI-V secolo a.C.), con numerose ceramiche di importazione, coppe ioniche e vasi attici a figure nere e rosse con scene mitologiche, insieme ad altri esemplari di produzione locale con decorazioni a figure nere o motivi non figurati.
La sala successiva documenta l’affermarsi dei Sanniti sugli Etruschi alla fine del V secolo a.C.: i corredi tombali maschili appaiono ora caratterizzati dalle armi, mentre in quelli femminili sono presenti gioielli in oro e vasi figurati. Nella stessa sala è anche ricostruita una tomba a camera con raffigurazione del defunto accolto nell’aldilà in scala naturale. Seguono le tombe a cassa dipinta, della fine del IV secolo a.C., ed i corredi con i vasi a figure rosse di produzione cumana, ampiamente diffusi nel territorio capuano. L’ultima sala presenta infine oggetti provenienti dai recenti scavi presso i santuari della zona, in particolare da quello, ritrovato, del Fondo Patturelli.