Villa di Arianna
Travocial,
2015-05-19 09:02:47
2015-05-19 09:02:47
La villa, che prende il nome da un quadro raffigurante Arianna abbandonata, venne inizialmente scavata in età borbonica, nella seconda metà del XVIII secolo, da Carlo Weber.
L’aspetto complessivo è oggi ricostruibile integrando le planimetrie borboniche dei settori scavati e poi rinterrati con quella delle parti rimesse in luce. Il nucleo più consistente comprende la sequenza dell’ingresso, del peristilio quadrato e dell’atrio secondo la successione vitruviana tipica delle residenze suburbane. La struttura residenziale risale nel suo nucleo originario ad epoca tardo repubblicana, ma venne successivamente ampliata, con l’aggiunta di una serie ambienti panoramici, nel corso del I secolo d.C. Nell’area archeologica è possibile individuare il quartiere termale, con praefurnium e calidarium (per i bagni di acqua calda) absidato, originariamente decorato in opus sectile. Tra gli affreschi visibili vanno segnalati il quadro di Arianna abbandonata a Nasso, sulla parete di fondo dell’ampio triclinio; Ganimede rapito dall’aquila, nel vestibolo annesso, Perseo ed Andromeda, in una sala attigua. Lungo il porticato, su cui si apre il triclinio estivo, si succedono le stanze residenziali alcune delle quali arricchite da decorazioni parietali a fondo bianco e giallo. Poco oltre si trova l’ampio peristilio, che si sviluppa per una lunghezza complessiva di 370 metri e ripete il canone indicato da Vitruvio. Dalla parte opposta si trova, invece, il nucleo repubblicano della villa: in esso cubicoli con pregevoli decorazioni a mosaico si articolano intorno all’asse canonico atrio-peristilio, tipico delle residenze vesuviane del I secolo a.C.