Villa dei Papiri
Travocial,
2015-05-19 09:01:29
2015-05-19 09:01:29
La Villa dei Papiri, una delle più grandi e sontuose ville romane mai esplorate, posta all’estremo limite settentrionale dell’area degli “scavi nuovi”, fu scavata, per volere di Carlo III di Borbone, con un articolato sistema di pozzi di discesa ed areazione e di cunicoli sotterranei, tra il 1750 ed il 1764. Le indagini furono condotte sotto la guida, dapprima, di un agrimensore spagnolo, Don Rocco Gioacchino Alcubierre e, poi, dell’ingegnere svizzero Karl Weber, cui si deve anche la pianta datata al 20 luglio 1754 con l’indicazione dei rinvenimenti dei reperti scultorei. Successivamente gli scavi furono proseguiti da Francesco La Vega, da Camillo Paderni, custode del Museo di Portici, e dallo scultore e restauratore francese Canart.
La villa, della quale negli ultimi anni è ripreso lo scavo a cielo aperto, era costruita a terrazze disposte su una collinetta a Nord-Ovest di Ercolano parallelamente alla linea di costa, ed si estendeva su di un fronte lungo oltre 250 metri, secondo un orientamento dell’asse longitudinale in direzione Nord-Ovest/Sud-Est.
Della villa sono stati riconosciuti quattro nuclei principali: un corpo centrale organizzato con atrio, tablino e peristilio quadrato; una serie di ambienti nel settore orientale; un grande peristilio rettangolare ed alcune strutture poste ad Ovest del peristilio rettangolare in direzione di un terrazzo che terminava in un belvedere di forma circolare. Il complesso residenziale restituì circa 90 sculture ed oltre 1800 rotoli di papiro, per lo più con testi greci di filosofia epicurea ad opera di Filodemo di Gadara, un filosofo del I secolo a.C., oltre ad alcuni in latino, tra cui un anonimo De bello Actiaco sulla guerra tra Marco Antonio e Cleopatra contro Ottaviano.