Museo internazionale e biblioteca della musica
Travocial,
2015-02-12 09:51:11
2015-02-12 09:51:11
Il Museo internazionale e biblioteca della musica ha sede nel centro storico di Bologna all'interno del prestigioso Palazzo Sanguinetti. L'edificio è stato riaperto al pubblico dopo un lungo e attento restauro, che ha riportato all'originario splendore gli affreschi interni realizzati tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento.Il piano nobile del Palazzo ospita le nove sale del percorso espositivo, che ripercorrono circa sei secoli di storia della musica europea con oltre un centinaio di dipinti di illustri musicisti, più di ottanta strumenti musicali antichi ed un'ampia selezione di documenti storici di grande valore: trattati, volumi, libretti d'opera, lettere, manoscritti, partiture autografe, provenienti dal lascito di Padre Giambattista Martini.Il museo ospita inoltre, al piano terra, la fedele ricostruzione del laboratorio del famoso liutaio bolognese Otello Bignami, donato dagli eredi.Il percorso museale si apre tra le "lussureggianti" decorazioni della sala detta Boschereccia, con alcune opere simboliche che servono da prologo al visitatore che si appresta a compiere il viaggio all'interno dell'universo musicale.Le sale 2 e 3 sono dedicate al padre spirituale del nuovo museo, ritratto in un ovale di Angelo Crescimbeni: quel Giambattista Martini, il cui prezioso lascito morale, intellettuale e materiale, viene qui celebrato e fatto conoscere al grande pubblico.In particolare nella sala 3 si illustrano i rapporti tra Padre Martini e le personalità di spicco del mondo musicale dell'epoca quali il giovane Mozart o Johann Christian Bach, raffigurato in un celebre ritratto di Gainsborough. Nella stessa sala è possibile ammirare anche i famosi Sportelli di libreria musicale di Giuseppe Maria Crespi.Si prosegue, quindi, nella sala 4 ("L'idea della Musica") dedicata ai teorici musicali dal '400 al '600, con importanti esempi di trattati musicali, con i ritratti dei rispettivi autori e alcuni strumenti musicali di grande importanza come il clavicembalo omnitonum (un pezzo unico) di Vito Trasuntino (Venezia 1606).Alcuni tra i pezzi più rilevanti sono esposti nella successiva Sala delle Arti (sala 5) dedicata ai "Libri per musica e strumenti dei secoli XVI e XVII". Custoditi dentro modernissime vetrine circolari, collocate al centro della stanza ad assecondare il ricco decoro della pavimentazione, si possono ammirare testi rarissimi di fine Quattrocento fino ad arrivare al famoso Harmonice musices Odhecaton A., primo libro musicale a stampa, realizzato da Ottaviano Petrucci. Quindi gli strumenti: i liuti; l'armonia di flauti di Manfredo Settala del 1650, che rappresenta un vero e proprio unicum; le pochette, piccoli violini utilizzati come strumento dai maestri da ballo; e poi le ghironde, i serpentoni e la serie straordinaria di corni e cornetti del XVI e XVII secolo; infine uno strumento di scena singolarissimo, come la Tiorba in forma di khitára.L'opera italiana diventa protagonista nelle sale successive. Dapprima il Settecento nella sala 6, dedicata al celebre cantante Carlo Broschi detto Farinelli: il suo bellissimo ritratto dipinto da Corrado Giaquinto domina la sala, assieme ai ritratti di castrati di varie epoche e di compositori del tempo, tra tutti Antonio Vivaldi e Domenico Cimarosa.Nella sala 7 l'Ottocento e Gioachino Rossini, il cui nome è indissolubilmente legato a Bologna: ritratti, busti, libretti delle prime recite di Isabella Colbran, cantante e sua prima moglie, la partitura autografa de Il Barbiere di Siviglia, ma anche effetti personali curiosi, come la vestaglia da camera o il parrucchino, nonché il pianoforte a coda realizzato nel 1844 da Camille Pleyel, che gli appartenne.Il percorso prosegue, attraverso i secoli, gli usi e le mode musicali, nella sala 8 dedicata ai "Libri per musica e strumenti nei secoli XVIII e XIX": viole d'amore e flauti traversi affiancati alle partiture composte da Torelli, Vivaldi, Bertoni, ecc. e poi i clarinetti e il bellissimo Buccin realizzato a Lione da Jean Baptiste Tabard (1812-1845).