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Teatro comunale "Ferdinando Bibiena"

Travocial,  
2016-03-01 08:11:35
L'origine di questo teatro, che ha sede nella residenza comunale, risale alla fine del secolo XVIII. E' tuttavia accertato che non ha nulla a che fare con il teatro architettato e dipinto da Ferdinando Galli Bibiena nel 1718, di cui parla Gaetano Atti nella sua Storia di Sant'Agata. Nel 1781 la Comunità di S. Agata acquista la casa Taruffi-Beltrandi, per farne la sede del Comune; nell'inventario della casa è citata "una sala grande verso la strada" assieme ad alcuni quadri, ed in particolare "due Prospettive" di cui si sono per perse le tracce (A.C. S. Agata, Istrumenti, Repertorio della Comunità di Sant'Agata, t. I e V). Tale "sala grande" sarebbe stata periodicamente allestita per darvi spettacoli di prosa da parte di varie compagnie di comici. Nel 1788 una compagnia locale propose di creare in questa sala un vero e proprio teatro, ma non se ne fece nulla. Le concessioni alle compagnie erano in quell'epoca subordinate all'immediato sgombero delle cose dopo la recita, poiché la sala serviva anche per le Congregazioni e le divisioni dei beni comunali. Il 29 aprile 1822 "il municipio di Sant'Agata, dietro superiore permesso", concedeva a diversi abitanti di detta terra, riuniti in Accademia, "un locale per costruirvi a loro spese, un Teatro alla Francese". Gli accademici si riservarono tutti i posti d'orchestra; quando fu costruita la ringhiera essi trasmutarono i posti d'orchestra con questi ultimi, col diritto di trasmetterli ai loro successori, le spese di costruzione e manutenzione furono a loro carico, così come quelle per gli scenari e le attrezzature (A.C.S. Agata, Fondi Comunali, Rinnovamento del Teatro Comunale). Tali diritti di cui godevano gli "Illustrissimi Signori" componenti l'Accademia degli Arditi di S. Agata li cedettero al Municipio il 29 settembre 1893 per mancanza di mezzi sufficienti; già dal 1892, infatti, il Comune si era impegnato a fare i debiti restauri al pavimento, ai muri, alla soffitta e alle serrande, mentre l'abbellimento degli scenari e del sipario spettavano ancora agli accademici. Il teatro venne infine completamente rinnovato negli anni 1884-87. Nell'aprile del 1887 venne presentata un'istanza, da parte di un buon numero di cittadini, affinché si compissero i lavori di riattamento e di ornato della Sala Comunale: essi lamentavano infatti l'eccessivo protrarsi dei lavori, che li privavano del "ricreamento civile ed onesto" del teatro. Il piano di esecuzione fu affidato all'ingegnere Emanuele Branchini e la decorazione al pittore scenografo Augusto Zamboni; quest'ultimo pare non abbia terminato i lavori alle pareti ed alla ringhiera, perché invitato a Roma. Nella relazione dell'ingegnere Branchini, conservata presso l'Archivio Comunale di S. Agata, si afferma che l'esistente teatro è composto di una sala per orchestra e platea, ringhiera pensile e palco scenario; a quest'ultimo si accede da una porta laterale che mette nell'androne. La sala è inoltre a travi e senza plafone, rischiarata da finestre, priva di atrio e di sala da corredo, nonché priva di spogliatoi, "disadorna e ridotta ad uno stato deplorevole" (A.C. S.Agata, Fondi Comunali, Rinnovamento del Teatro Comunale, Piano di esecuzione). Il Branchini prevede quindi nel suo progetto tutti quei servizi prima mancanti: un accesso autonomo al teatro, dotato di atrio e biglietteria, un locale per la scuola di musica, ampio e ben disposto, una sala di corredo e spogliatoi per gli artisti. Dai camerini si accedeva poi al palcoscenico mediante una scala in legno alla veneziana che, prolungandosi fino alla gabbia delle scene, serviva anche all'attrezzista. La sala, pur restando la medesima, viene decorata; la ringhiera, costruita a nuovo, è alzata di trenta centimetri, con parapetto centinato in legno; i palchetti sono quattro, collocati ai due lati del palcoscenico. Questo aspetto è quello che si presenta tuttora: la balconata è dipinta con motivi ornamentali, sorretta in fondo da due colonnine in ghisa e tutt'intorno da grandi volute dipinte in oro ed ornate di maschere grottesche. Il piano superiore è decorato con lesene ioniche, finte prospettive e finte porte, sopra le quali troviamo medaglioni in gesso affiancati da nicchie con vasi di fiori pure in gesso. Al centro del soffitto, dipinto con fiori e motivi ornamentali, pende un bel lampadario. Al di sopra dell'arcoscenico un cartiglio in gesso reca la scritta: "Audaces fortuna juvat timidosque repellit". L'inaugurazione del teatro avviene il 27 ottobre 1888, con la rappresentazione del Pipelet. Da allora l'attività è stata pressoché regolare e il teatro ha ospitato spettacoli e manifestazioni di vario genere fino al secondo dopoguerra; quando, anche a causa dell'inagibilità dei locali di retropalco, è stato adibito per molti anni a Sala del Consiglio, mentre tutte le zone di palcoscenico e servizi attigui sono state abolite e destinate ad ospitare l'Ufficio Tecnico Comunale. Il complessivo restauro che, a partire dalla metà degli anni Ottanta, ha interessato la settecentesca residenza municipale di Sant'Agata ha previsto, tra gli altri interventi, il recupero del teatro e la restituzione alle sue funzioni originarie. Il progetto dell'architetto bolognese Roberto Fregna ne ha così ripristinato il palcoscenico, la scala autonoma di cui il teatro era dotato fin dalla sua origine, ha ricavato nuovi camerini e ne ha adeguato l'impiantistica secondo la normativa vigente. Il restauro delle decorazioni pittoriche e a stucco e i nuovi arredi lo hanno reso pienamente godibile oltre che perfettamente agibile. Intitolato a Ferdinando Bibiena che, come abbiamo accennato, tradizione vuole avesse una residenza a Sant'Agata di fronte l'Oratorio dello Spirito Santo - il redivivo teatro è stato inaugurato nel giugno 1998, con una giornata interamente dedicata alla musica e allo spettacolo. Principale peculiarità di questa sala è di essere piccola e raccolta, novantanove in tutto i posti a disposizione nell'elegante platea per un totale di 120-150 posti in tutta la sala, pertanto da parte della direzione artistica del teatro, si è scelto di indirizzarne l'attività in un ambito decisamente colto e di ricerca. La stagione si apre a settembre con il lavoro di studio e ricerca del teatro di base rivolto alle compagnie del territorio e quindi prosegue da novembre alla primavera con la stagione di prosa, che consta principalmente in teatro di narrazione e commedia dell'arte, a maggio la stagione concertistica è dedicata soprattutto alla più raffinata musica contemporanea, al jazz, al tango, ecc. Un'accorta politica dei prezzi, più contenuti rispetto ad altri teatri, ha fatto affluire numeroso pubblico, inoltre l'attuazione, come al Petrella di Longiano, del sistema ospitalità in cambio di spettacolo, ha consentito di portare su questa ribalta numerose importanti anteprime. (Lidia Bortolotti)





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