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Teatro comunale di Crevalcore

Travocial,  
2016-03-01 08:31:04
La storia dell'antico teatro di Crevalcore è indissolubilmente legata alle vicende dell'Accademia degli Indifferenti Risoluti di cui abbiamo notizie fin dal 1648. Nel 1673 la gioventù del castello presenta al Consiglio un memoriale per sollecitare il "massaro" a concedere un luogo ove si possano fare commedie. Fino ad allora i virtuosi avevano potuto cimentarsi soltanto presso la residenza di qualche mecenate. In tempi successivi il Consiglio, accondiscese alla richiesta degli accademici, fu così montata, al primo piano del vecchio palazzo comunale, una struttura in legno, la quale tuttavia rivelò ben presto segni di deperimento e inadeguatezza. Gli accademici si offrirono di risanare l'intero impianto a loro spese, chiedendone in cambio l'esclusivo uso. L'accordo con il Comune fu raggiunto nel 1726. Per la stesura del progetto fu interpellato Ferdinando Galli Bibiena e in pratica tale progetto fu eseguito dal suo allievo Giacomo Monari. Il piccolo teatro era in legno, aveva tre ordini di palchi con riporti in stucco per ornamento. Sicuramente vi si fecero rappresentazioni nel carnevale del 1729. Ma solo dal 1758 le notizie s'infittiscono: quell'anno furono rappresentate due commedie di Goldoni: La Castalda e L'avaro geloso. L'anno successivo gli accademici affidarono al pittore Angelo Sarti il compito di corredare il teatro di nuove scene di cui si servirono per rappresentare nel corso del carnevale altre commedie di Goldoni. L'Accademia preferiva gli spettacoli ove dominassero lo svago e il trattenimento mondano, poi gli spettacoli dati dalla gioventù cominciarono a diradarsi. Per mancanza di fondi l'Accademia concesse sempre più spesso il teatro ad altre compagnie, a privati per le feste da ballo, a marionettisti e burattinai. Infine le soppressioni napoleoniche cancellarono anche l'Accademia crevalcorese. Il piccolo teatro era ormai in uno stato assai precario; fu riparato un'ultima volta nel 1859, infine se ne decretò l'abbattimento nel dicembre 1866. Nel frattempo furono presi in esame due progetti per edificare il nuovo teatro. Uno dell'architetto Antonio Cipolla, l'altro dell'ingegnere Luigi Ceschi, dapprima preferito, poi anch'esso accantonato. Il progetto prevedeva tre ordini di gallerie aperte e sovrapposte alla francese, che se non compromettevano la buona visibilità e l'acustica, privavano i palchettisti di quella intimità consentita nei teatri di tradizione italiana. Si affidò il compito di redigere un nuovo progetto a Fortunato Lodi, che lo presentò tra il 1870 ed il 1871. Su proposta dello stesso Lodi si decise di costruire il teatro non più nella residenza municipale, ma sul corso principale, creando un edificio autonomo. Anche questo progetto fu però accantonato; benché minuzioso ed assai pregevole, preventivava una spesa eccessiva. Nel 1874, fu scelto il progetto dell'ingegnere Antonio Giordani di Cento, che prevedeva un costo inferiore, incontrando l'unanime soddisfazione dell'Amministrazione Comunale e dei palchettisti. Il Giordani aveva concepito una pianta più semplice, con cavea a di ferro di cavallo; aveva ridotto gli ambienti accessori ed eliminato le gallerie sopra i tre ordini di palchetti. Nel 1877 fu chiamato a far parte della commissione per la costruzione del teatro il crevalcorese Gaetano Lodi, al quale fu affidato anche l'incarico della decorazione. Abile ornatista di fama internazionale - aveva lavorato, tra l'altro, a Parigi alle decorazioni del foyer dell'Opera e al Cairo nel palazzo del kedivé - egli godeva di gran prestigio e di influenti appoggi. Gli fu così consentito di apportate modifiche sostanziali al progetto prescelto, tenendo certamente d'occhio l'accantonata ideazione di Fortunato Lodi, in tal modo fu possibile eliminare l'aspetto modesto del progetto di Giordani. La facciata del teatro presenta un impianto classico, elegante ed equilibrato, costituito in basso da un porticato a quattro archi a tutto sesto, separati da lesene con capitelli corinzi, due pilastri decorati in alto da triglifi chiudono lateralmente la struttura. Una cornice con modanature a fasce separa il porticato dal primo piano, ove si aprono quattro finestre con arco a tutto sesto e balaustrata (contornate da una cornicetta dentellata). Una cornice ionica aggettante chiude la facciata. Per la decorazione interna, tuttora esistente, il Lodi concepì una rutilante composizione floreale in stile orientaleggiante, che a mazzi e a serti invase i palchi, debordò nelle sale del foyer e raggiunse il massimo risultato nel plafond della sala, ottenendo così un assai gradevole effetto d'insieme. Il sipario, tuttora esistente e in loco, è opera di Raffaele Faccioli. Concepito come un antico arazzo, rappresenta Marcello Malpighi alla corte del granduca Ferdinando II di Toscana; la scena è incorniciata da un ricco ornamento che contiene i ritratti di altri illustri Crevalcoresi. Lo stato di conservazione del manufatto non è ottimale in quanto non è ben teso e presenta una lacerazione, pertanto necessita di un intervento. Il teatro fu inaugurato il 3 settembre 1881 con Il Trovatore di Verdi. Da allora divenne costume far rappresentare, in occasione della fiera di settembre, una o più opere liriche. Il teatro non fu riservato solo a spettacoli, ma anche adibito a sala per conferenze e solennità civili; dal 1906, soprattutto, la gestione socialista si rifletté anche sull'uso del teatro, spesso aperto per manifestazioni a sfondo politico e sociale, che provocarono le invettive dei proprietari dei palchi. Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi trasformarono il teatro in ospedale da campo. La struttura subì gravi danni e gli arredi furono quasi tutti dispersi. Nel dopoguerra il teatro ospitò feste danzanti e spettacoli di vario genere; alla fine degli anni cinquanta fu chiuso per inagibilità. Fin dai primi anni Sessanta fu avviata l'opera di risanamento e ripristino dell'edificio che consentì, alcuni anni dopo, la ripresa dell'attività teatrale. Attualmente il teatro necessita degli improrogabili interventi di adeguamento, introdotti dalle nuove norme di sicurezza sui locali di pubblico spettacolo. Le sale del ridotto, che dal 1967 a pochi anni or sono hanno ospitano la Biblioteca Comunale, sono state oggetto di un complesso intervento di recupero diretto dall'architetto Antonella Mantarro. Il restauro da poco concluso è stato avviato ai primi del 2001 e in tre stralci successivi ha interessato il solaio e le pavimentazioni, in questa fase si è trattato sostanzialmente di un intervento di tipo statico; sono stati quindi rifatti gli impianti e solo nella terza ed ultima fase si è proceduto alla pulizia e al restauro delle decorazioni, previo adeguato consolidamento dell'arellato dei soffitti che in più punti mostrava preoccupanti bombature. Il foyer recuperato e restituito alla pubblica fruizione è stato inaugurato il 20 marzo 2004. (Lidia Bortolotti)





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