Museo archeologico di Cesena
Travocial,
2015-02-11 15:26:39
2015-02-11 15:26:39
Ideato e progettato già sul finire degli anni Cinquanta, per iniziativa del Comune di Cesena, il museo è stato inaugurato nel 1969 (con la denominazione di Museo Storico dell'Antichità) all'interno dell'ampio e monumentale ambiente sottostante la celebre biblioteca costruita fra il 1447 ed il 1452 da Matteo Nuti per volontà di Malatesta Novello. L'allestimento del museo, segnalatosi sin dall'inizio per il criterio rigorosamente didattico nell'ordinamento delle varie raccolte accumulate fin dal primo Ottocento nei locali annessi alla stessa biblioteca, è stato più volte aggiornato secondo più moderni criteri espositivi e museografici. Raccoglie importanti testimonianze che illustrano la storia di Cesena e del territorio circostante a partire dai primi insediamenti preistorici sino all'età malatestiana.Il percorso presenta in apertura le collezioni geologiche e preistoriche, così da ricomporre il mosaico dei contesti ambientali e degli eventi culturali che hanno disegnato la fisionomia del territorio intorno a Cesena prima dell'ingresso del centro romagnolo nell'orbita di Roma. Variegato e composito, il panorama delle emergenze archeologiche di età preromana comprende - per citare gli esempi più significativi - il villaggio tardoeneolitico di Provezza, i manufatti della cultura di Diana (Neolitico recente) dalla Fornace Marzocchi di S. Egidio, le ceramiche legate al culto delle acque della sorgente della Panighina di Bertinoro, i materiali delle stazioni di Diegaro, Valle Felici di Cervia, Capocolle di Bertinoro, Guado della Fornasaccia, Mensa Matelica di Ravenna. La 'facies' umbra che contraddistingue in Romagna la seconda età del Ferro ha invece due importanti capisaldi negli insediamenti di Casa del Diavolo e di S. Egidio. La ricca documentazione storica riferibile al periodo romano, i cui esordi risalgono alla metà del III sec. a.C., con l'arrivo dei primi coloni, si sviluppa, a partire dalle testimonianze dell'area urbana per poi passare a quelle del territorio circostante e dell'area centuriata, gettando via via luce sulla vita rustica e domestica, sugli elementi dell'armatura e dell'abito militare, sull'artigianato artistico, sulle attività produttive e l'esercizio del commercio, sulle tecniche edilizie. Sono inoltre da segnalare i lacerti di mosaici pavimentali provenienti dalla cittadina via Tiberti conservati nell'atrio del museo, l'interessante raccolta numismatica ed un nucleo cospicuo di iscrizioni per lo più di destinazione funeraria, mentre alcuni monumenti lapidei perpetuano nelle loro epigrafi il ricordo di vari momenti della vita cittadina. Merita attenzione, come documento esemplare, e al tempo stesso curioso, dell'erudizione umanistica e della tradizione di studi locali, l'iscrizione falsa redatta nel XVI secolo con lo scopo di assicurare veridicità storica al divieto di valicare il fiume Rubicone, trasgredito da Cesare secondo la narrazione delle fonti letterarie. Una menzione particolare occorre poi riservare alla celebre coppia di grandi piatti da mensa in argento dorato con scene figurate, senza dubbio una delle principali scoperte dell'archeologia regionale. Oggetti raffinatissimi e prestigiosi (oltre sei chilogrammi di metallo ciascuno) e quindi 'tesaurizzati' con un occultamento intenzionale, essi sembrano essere appartenuti ad una delle famiglie aristocratiche ravennati della tarda romanità. L'itinerario si conclude con un'interessante esposizione di ceramiche di epoca medievale e d'età malatestiana, alcune delle quali rinvenute durante lavori di sterro al di sotto della pavimentazione della Biblioteca.