Porto di Claudio
Travocial,
2016-02-29 11:10:34
2016-02-29 11:10:34
L’imperatore
Claudio, nel 42 d.C., diede avvio alla costruzione di un grande porto marittimo
(Porto di Claudio), posto 3 km.
a Nord della foce del Tevere, terminato nel 64 d.C., sotto il principato di
Nerone.
Il nuovo porto si affiancava a quelli di Ostia e di Pozzuoli, che
rappresentavano fin dagli inizi del II sec. a.C. il cardine dell’organizzazione
portuale di Roma.
L’imponente
infrastruttura assicurava un bacino tranquillo dove effettuare senza pericolo
lo scarico delle merci dalle grandi navi onerarie che giungevano qui da tutto
il Mediterraneo e il loro trasbordo sulle imbarcazioni fluviali (naves
caudicariae) adatte alla risalita del Tevere fino a Roma.
Il
bacino portuale, ampio all’incirca 150 ettari, fu scavato in parte nella terra
ferma, in parte racchiuso verso mare da due moli curvilinei convergenti verso
l’ingresso. Qui, su un’isola artificiale, sorgeva un gigantesco faro, simile al
celebre faro di Alessandria d’Egitto, che segnalava ai naviganti l’ingresso del
bacino. Almeno due canali artificiali (le fossae ricordate da un’iscrizione del
46 d.C.) assicuravano il collegamento tra il mare, il porto di Claudio e il
Tevere.
Le fondazioni del molo destro (o settentrionale) sono ancor oggi visibili alle
spalle del Museo delle Navi per un’estensione di circa un chilometro verso
occidente.
Mentre sulla banchina che delimitava il bacino portuale verso terra sono
visitabili alcune delle strutture funzionali pertinenti al porto (la cd.
Capitaneria, una cisterna e degli edifici termali) tutte realizzate, però, in
un’epoca posteriore (II sec. d.C.) all’impianto di Claudio.
La
scarsa sicurezza e l’insabbiamento progressivo cui il porto andava soggetto
spinsero l’imperatore Traiano a costruire, appena 40 anni dopo (100 e il 112
d.C.), un nuovo bacino più interno (Porto di Traiano); il porto di Claudio
continuó, comunque, ad essere utilizzato come riparo in rada.