Casa del Petrarca
Travocial,
2014-11-27 17:08:26
2014-11-27 17:08:26
L'edificio, che risale al Duecento, mantiene ancora oggi gran parte delle sue originarie strutture trecentesche, nonostante i numerosi restauri e rimaneggiamenti e la cinquecentesca aggiunta della loggia. Sempre nel XVI secolo furono affrescate le stanze con un ciclo ispirato alle opere più famose del Petrarca, il Canzoniere e l'Africa. Nel 1369 Francesco Petrarca (Arezzo 1304-Arquà 1374), stanco del continuo peregrinare e ormai anziano e malato, si fece riadattare una casa nel villaggio euganeo di Arquà e la elesse a rifugio degli ultimi giorni. Qui trascorse in pace gli ultimi anni di vita, circondato da nuovi e vecchi amici e dai familiari. Qui morì nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374, reclinando il capo sui suoi amati libri. La casa fu forse donata al Petrarca da Francesco I da Carrara, signore di Padova. Il Petrarca decise di restaurare la costruzione preesistente adeguandola alle sue esigenze e seguendo personalmente i lavori. Adibì ad abitazione per sé e la sua famiglia la parte dell'edificio a livello inferiore, riservando la parte rustica, sita più in alto, alla servitù. Sul davanti c'era il giardino, sul retro il brolo: alla cura delle piante il Petrarca dedicava molta attenzione, anche se con scarso successo. All'nterno della casa il poeta fece modificare la distribuzione degli ambienti: la stanza a ovest fu divisa in due per ricavarne uno studiolo, la stanza centrale divenne salone di rappresentanza e di collegamento, illuminata da una pentafora dalla parte del giardino e chiusa da un camino dalla parte del brolo. Furono rifatte in stile gotico le finestre, furono aggiunti due balconi e tre camini.
Alla morte del poeta si succedettero diversi proprietari, ma la casa non subì sostanziali modifiche:cominciava già a prendere corpo il mito della casa del poeta. Alla metà del Cinquecento l'allora proprietario Paolo Valdezocco fece dipingere gli affreschi che ancora si possono ammirare, ispirati alle opere del Petrarca e fece aggiungere la loggetta esterna da cui a tutt'oggi si accede al primo piano. Dopo numerosi altri passaggi di proprietà, che rispettarono però sempre la memoria del poeta, la casa pervenne al cardinale Pietro Silvestri, che nel 1875 la lasciò in eredità al Comune di Padova. I restauri, iniziati nel 1906 e conclusisi dopo le varie fasi nel 1985, hanno eliminato dall'edificio le inutili aggiunte, senza però ripristinare l'antico ingresso. All'interno sono esposte alcune edizioni degli scritti del poeta e alcune testimonianze dell'ammirazione tributatagli nei secoli. In questa piccola casa-museo si susseguono lo studiolo, la libreria e, tra i rari oggetti familiari al poeta, la sua sedia e la leggendaria gatta imbalsamata.