Teatro Eleonora Duse ex Teatro Brunetti
Travocial,
2016-03-01 09:13:31
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Fin dalla metà del Seicento esisteva, nell'antico palazzo del Giglio sito in via Cartoleria Vecchia, una sala teatrale utilizzata dai convittori del Collegio dei Nobili intitolato a S. Francesco Saverio. Gli allievi vi portavano in scena le recite di carnevale e le accademie di fine anno. Afferma Marina Calore nel più recente e ampio saggio che sia stato prodotto su questo teatro: "Per tutte queste esibizioni da tenersi davanti ad un pubblico qualificato di invitati, è lecito supporre si utilizzasse una sala teatrale (e per le "arti marziali" pure una "cavallerizza") vasta e ben fornita dal momento che le recite in particolare, lo deduciamo dagli "argomenti" o "scenari" a stampa, prevedevano la presenza sul palco di molti personaggi, l'impiego di complesse e svariate scenografie e l'accompagnamento di una piccola orchestra"(cit. Calore 1990, p. 88). Di tale sala non ci è pervenuta nessuna descrizione e questo lascia supporre fosse piuttosto anonima. Il teatro (con il nome di S. Saverio) risulta nel 1806 nella lista compilata per ordine del Prefetto del Dipartimento del Reno, insieme ad altre tre sale private bolognesi ad uso di compagnia dilettanti, il teatro Taruffi, il teatro Felicini, il teatro Legnani. Nel 1822 fu acquistato da Antonio Brunetti, che evidentemente lo trovò ancora agibile poiché lo diede in affitto per spettacoli di marionette, molto di moda all'epoca.
Nella primavera del 1830, il proprietario che di professione faceva l'ingegnere, pose mano ad una radicale opera di restauro ed ampliamento del teatro. Era sua intenzione modificarne lo status e porlo in condizioni tali da poter imporre il pagamento del biglietto d'entrata al pubblico che assisteva alle recite. Ossia ottenere la qualifica di "venale", per la quale il teatro doveva rispondere a determinati requisiti. I lavori terminarono alla fine di quello stesso anno e l'inaugurazione avvenne con lo spettacolo di prosa Amore e crudeltà. Nella cronaca di un periodico dell'epoca risulta che questo teatro era a pianta rettangolare, con quattordici palchetti (disposti su tre ordini di fronte al palcoscenico) quattro dei quali costituivano l'ingresso ad altrettante ringhiere poste ai due lati della sala, al medesimo livello dei palchi (cfr. Calore 1988, p. 88 e nota 6).
L'interno dei palchi, i parapetti, le ringhiere e il soffitto del teatro pare fossero dipinti con buon gusto ed eleganza. Il palcoscenico era dotato di un buon numero di scenari opera di valenti artisti, di cui non ci è dato conoscere l'identità. Ma nonostante gli onerosi sforzi di Antonio Brunnetti il teatro non ottenne la qualifica di "venale". Il sopralluogo del tecnico comunale e del rappresentante della Nobile Deputazione agli Spettacoli, diede esito positivo relativamente alle strutture, ma sfavorevole parere da parte della Deputazione. Si criticò in primo luogo la posizione infelice, inoltre fu osservato che non era opportuno attivare un altro teatro in quanto la città ne aveva già a sufficienza. Nel frattempo, in questa sala teatrale, furono date rappresentazioni a scopo filantropico da parte di compagnie dilettanti, particolarmente attive in quel periodo (1831) segnato dai moti insurrezionali e dall'impegno civile. Si rammentano in particolare un Filippo di Vittorio Alfieri portato in scena da Antigono e Agamennone Zappoli e un'Antigone interpretata da Annina Ghirlanda. Nel frattempo il Brunetti ottenne alcune deroghe al veto, imposto dalla Deputazione, di dare spettacoli a pagamento. In particolare il teatro fu dato in gestione per quattro anni al famoso marionettista Onofrio Samoggia che in quest'arte aveva raggiunto un livello qualitativo piuttosto elevato.
Tra alterne vicende (il teatro era stato intanto ereditato dai nipoti di Antonio Brunetti: Cesare ed Emilio) si giunge alla soglia del 1860. La mutata situazione politica risultò decisiva per il destino di questo luogo teatrale. La provvisoria Giunta di Governo si mostrò assai più benevola nei confronti dei teatri, pertanto l'ennesima richiesta di esercitare venalmente fu accolta favorevolmente, previa esecuzione di urgenti lavori di restauro, che furono eseguiti assai rapidamente, consentendo al teatro di riaprire la sera dell'11 febbraio 1860 con l'opera in musica.
L'intero impianto necessitava comunque di un intervento globale in quanto era troppo modesto, sporco, male illuminato e privo di strutture collaterali adeguate. Pertanto nel 1863 fu aperto il cantiere. Emilio Brunetti, che amava appassionatamente il mondo dello spettacolo e si era già impegnato a fondo per sollevare le sorti artistiche del teatro di famiglia, investì ingenti risorse affinché la nuova sala risultasse moderna e confortevole. Il teatro riaprì la sera del 18 febbraio 1865 con una festa in maschera riscuotendo l'unanime consenso dei partecipanti. La sala aveva due ordini di gallerie e un loggione sostenuti da sottili colonne in ferro, le decorazioni pittoriche erano opera di Valentino Solmi e Gaetano Lodi. Inoltre sul soffitto della platea si apriva un lucernaio mobile a cristalli, era dotato di un moderno impianto di illuminazione a gas (fu il primo teatro di Bologna ad averlo) e di un sistema di riscaldamento mediante caloriferi posti nei sotterranei, nonché di una cassa armonica posta sotto l'orchestra. Era infine dotato di un ampio foyer sito al primo piano. A partire dal 25 marzo di quello stesso anno gli spettacoli cominciarono a susseguirsi con frenetico ritmo, dapprima con l'esibizione della compagnia acrobatica Ciniselli, poi con opere in musica: Norma, Un ballo in maschera, Barbiere di Siviglia fino alla fine dell'estate, grazie alla presenza del lucernaio mobile. Il teatro conobbe in quegli anni una notevole fortuna grazie soprattutto al dinamismo di Emilio Brunnetti che sapeva bene scegliere gli spettacoli diretti ad un pubblico popolare, da divertire ed istruire allo stesso tempo.
Nel 1873 il teatro fu nuovamente chiuso per lavori di risistemazione che risultarono piuttosto onerosi, tanto che si scatenò una lite fra i due fratelli proprietari del teatro, di conseguenza il tutto passò sotto amministrazione controllata. Cionondimeno per il teatro inizi una fase assai prestigiosa. Proprio nel 1873 fu avviata la stagione di operetta destinata ad avere più ampio spazio. Successivamente, dal 1879, si diedero i cosiddetti concerti popolari, nel corso dei quali direttori d'orchestra di buon livello portavano alla conoscenza del pubblico i progressi della musica strumentale europea (cfr. Calore 1990, p. 93). Il 6 novembre 1878 re Umberto I e la regina Margherita, su invito della Società Operaia ed Artigiana di Bologna, assistono ad uno spettacolo in questo teatro. Inoltre non mancarono le conferenze ivi tenute da illustri personaggi quali Crispi e Carducci. Infine nel marzo 1882 vi recitò la grande Sarah Bernhardt che conquistò il pubblico con La Dame aux camélias e Frou-Frou.
Alla fine del secolo il teatro fu acquistato da Cazzani e Lambertini (quest'ultimo proprietario anche del teatro del Corso), il quale pensò bene di cambiargli la denominazione dedicandolo ad Eleonora Duse, la cerimonia ebbe luogo il 12 giugno 1898 con un famoso discorso di Enrico Panzacchi, cui seguirono le rappresentazioni de il Sogno di D'Annunzio e La locandiera di Goldoni. Di lì a poco Lambertini morì e il teatro fu acquistato da Re Riccardi, quindi nuovamente restaurato su progetto dell'architetto Lorenzo Colliva. Nel corso di questo intervento l'edificio fu rialzato per ampliare le gallerie superiori, fu riformato il boccascena, costruite nuove scale per maggiore comodità e sicurezza del pubblico, introdotto l'impianto elettrico e rifatte le decorazioni ad opera di Trebbi e Bazzani. In una veste per quei tempi moderna e sontuosa il teatro Duse fu nuovamente inaugurato il 7 novembre 1904.
Dell'intervento di Colliva attualmente il teatro conserva assai poco. Il 25 dicembre 1945 (con la rappresentazione di Rigoletto) ha riaperto al pubblico nella veste attuale, assai semplice e priva delle decorazioni originali, inoltre le eleganti balconate sono state trasformate per far posto a due capienti gallerie.
In compenso su questo palcoscenico hanno continuato ad avvicendarsi tutte le più famose compagnie di prosa e di rivista, cantanti di musica classica e leggera e famosi ballerini, perpetuando la fortunata stagione avviata da Emilio Brunetti.
Dal 1963 il teatro è gestito dall'E.T.I. e da oltre vent'anni la programmazione viene definita in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Bologna.
(Lidia Bortolotti)