Musei civici - Palazzo San Francesco
Travocial,
2016-02-26 09:20:55
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Il nucleo storico delle raccolte dei musei civici, allestiti nell'antico convento dei Frati Minori Conventuali di S. Francesco, trae origine dalla raccolta dello scienziato Lazzaro Spallanzani (Scandiano 1729 - Pavia 1799), acquisita dalla municipalità reggiana alla morte dello scienziato e collocata nel 1830 nell'ala nord del palazzo, già sede del liceo cittadino. Con le successive acquisizioni, che hanno ampliato il primitivo nucleo spallanzaniano, i musei costituiscono oggi un interessante modello di museo unitario, suddiviso in diverse e specifiche sezioni. Vi si trovano collezioni di archeologia (Museo Chierici, Portico dei Marmi-sezione romana, Museo di Preistoria e Protostoria), etnografia, storia dell'arte (Galleria Fontanesi, Galleria dei marmi-sezione medievale, Mosaici medievali), storia naturale (Collezione Spallanzani, Raccolte zoologiche, anatomiche, botaniche, geo-mineralogiche e paleontologiche) e storia della città.COLLEZIONE SPALLANZANI Nel suo insieme riflette la varietà di interessi dello scienziato nei campi più diversi della storia naturale. Distribuita originariamente nell'abitazione di famiglia a Scandiano, comprende reperti zoologici, con particolare riferimento alle forme di vita marine, fossili, minerali e reperti litologici, in gran parte frutto delle raccolte effettuate dallo studioso nel corso dei suoi numerosi viaggi. A tali reperti scientifici si uniscono oggetti personali e di arredo, tra cui ricordi del viaggio in Turchia, un raro gioco della dama in ambra, vasi di alabastro, piccole sculture, soprammobili realizzati con conchiglie, tavole zoologiche e arredi in differenti varietà di marmi. Oggetti tutti che costituiscono, nella loro eterogeneità e peculiarità, un interessante, tardivo richiamo alla cultura delle wunderkammern. L'attuale percorso espositivo è opera di Alfredo Jona (1846-1929), che alla fine dell'Ottocento ordinò e classificò il nucleo originario secondo gli enunciati tassonomici linneani. In questo ordinamento la raccolta settecentesca fu nettamente distinta dai materiali acquisiti nel corso del XIX secolo, quando la destinazione a museo si allargò gradualmente a tutto il primo piano dell'edificio, accogliendo gli ampliamenti delle collezioni naturalistiche, etnografiche e i reperti archeologici del Museo di Storia Patria, fondato nel 1862 da don Gaetano Chierici. Le collezioni naturalistiche si completano con le raccolte zoologiche esposte nella sala Vallisneri, comprendenti una sezione sistematica ed una dedicata alla fauna locale, nonché gli esemplari esotici della Collezione Franchetti. Tra queste la cospicua collezione dell'agronomo reggiano Filippo Re (1763-1817), circa ottomila esemplari e di erbari Bertolini (inizi del XIX secolo) e Cramona Casoli (sec.XX). Alle scienze della terra sono dedicate due salette in cui è trattato il tema della geologia nel territorio reggiano. Nelle vetrine dedicate agli scienziati reggiani, infine, sono esposti oggetti personali del medico e naturalista Antonio Vallisneri (1661-1730), e del naturalista Bonaventura Corti (1729-1813) e del fisico Leopoldo Nobili (1784-1835). GALLERIA FONTANESI Istituita nel 1902, riordinata nel 1977 e notevolmente ampliata nel 1995, riproduce l'evoluzione della civiltà figurativa artistica locale tramite un'ampia esposizione di dipinti dal XIV al XIX secolo. Introducono al percorso espositivo un importante gruppo di affreschi reggiani prodotti fra Tre e Quattrocento e alcune tavole cinquecentesche, di Giovanni Socino e Nicolò Patarazzi. Da segnalare il dossale di ambito trecentesco riminese-ferrarese. Nella seconda sala, dedicata alla cultura artistica della Ghiara, si conservano tele di Lorenzo Franchi, Alessandro Tiarini, Luca Ferrari, Carlo Bononi, e un cospicuo nucleo delle opere di Paolo Emilio Besenzi, tra i più significativi rappresentanti della produzione locale del XVII secolo. Seguono, nella terza sala, dipinti di Francesco Viacava, Felice Boselli, Francesco Vellani, Gaetano Gandolfi e Frà Stefano da Carpi. Nella sezione moderna figurano, per l'Ottocento, opere di Prospero Minghetti, Antonio Fontanesi, Alfonso e Gaetano Chierici, Alessandro Prampolini, Lazzaro Pasini e Cirillo Manicardi; Augusto Mussini, Ottorino Davoli e Giovanni Costetti rappresentano i primi decenni del secolo successivo. MUSEO MAZZACURATI Inaugurato nel 1995, raccoglie essenzialmente le opere di Renato Marino Mazzacurati (1907-1969) donate da Carla Marzi al Comune nel 1974. L'artista, nativo di San Venanzio di Galliera, iniziò i suoi studi a Venezia proseguendoli a Roma, dove fondò la rivista d'arte e letteratura 'Fronte', frequentata da Scipione, Carrà, Ungaretti. Notevole poi la sua attività di pittore della Resistenza. Il percorso della sua opera pittorica e scultorea si svolge dalle tendenze figurative della scuola romana all'esperienza cubista e all'astrattismo, fino all'adesione all'informale degli anni Sessanta. Inoltre, sono conservati lavori di Fausto Melotti, Graziano Pompili, Gabriele Giorgi e Christian Cassar. MUSEO ROMANO Riunisce i reperti dell'età romana rinvenuti nel corso degli scavi intrapresi negli anni Cinquanta nel centro di Reggio sotto la vigilanza di Mario Degani. Nel 1975 la collezione fu organizzata da Giancarlo Ambrosetti in sezione archeologica provvisoria, completata tra il 1997 e il 1998 nell'allestimento definitivo, secondo un ordinamento tematico. Nella prima sala spiccano una lastra frammentaria alludente ad una importante opera pubblica voluta dall'imperatore Vespasiano ed una interessante pavimentazione musiva proveniente da una domus di via S. Carlo. Seguono campionature di anfore vinarie ed olearie e vasellame di uso domestico con frammenti di statuaria collocati sugli stipiti di accesso alla seconda sala. Il percorso espositivo continua con una sezione epigrafica ed una dedicata ai culti: frammenti scultorei raffiguranti divinità si alternano ad elementi ornamentali per giardini e abitazioni e ritratti funerari, tra i quali una pregevole stele proveniente dalla necropoli di S. Maurizio. All'edilizia residenziale si riferiscono decorazioni parietali policrome e frammenti architettonici in marmo; il tema dell'idraulica è illustrato da fistulae in piombo e da tubuli in terracotta. L'itinerario espositivo prosegue poi nella seconda saletta con la sezione di numismatica, inaugurata nel 1997. Costituito in seguito a lasciti e donazioni (Ferretti, Siliprandi, Balletti, Ferrari), questo nucleo raccoglie i lingotti di Campegine, il tesoro romano repubblicano di Borzano, bronzi aurei imperiali. Dal 1957 è esposto il tesoro romano-barbarico rinvenuto nel centro cittadino. L'esposizione si completa con una sezione dedicata all'archeologia cristiana e altomedievale. GALLERIA DEI MARMI Voluta da Gaetano Chierici nel 1875, è apprestata nel portico del chiostro di S. Francesco. Sono oltre duecento i pezzi romani esposti: stele funerarie, cippi, statue di vari personaggi, urne cinerarie, frammenti architettonici, altari, in larga parte risalenti alla prima età imperiale e provenienti da Brescello, Goleto di Boretto, San Maurizio e Reggio Emilia. I materiali dal Medioevo al Settecento ammontano invece a circa trecentocinquanta esemplari, tra lapidi, sculture, colonne e capitelli. Fra le opere più interessanti si segnalano una Madonna con Bambino della seconda metà del XIII secolo, la vasca battesimale con i simboli degli Evangelisti, della fine del Mille e il portale di palazzo Fontanelli, attribuito a Bartolomeo Spani (1517), autore di una serie di sculture in marmo provenienti dalla chiesa di San Giacomo Maggiore. Di Prospero Sogari detto il Clemente, è un'acquasantiera già nell'oratorio della Visitazione di Maria Vergine. Sulle pareti del vestibolo e dell'atrio si allineano importanti mosaici pavimentali, databili alla prima età imperiale romana e dall'XI al XII secolo, provenienti da quattro chiese reggiane: S. Giacomo Maggiore, S. Prospero, S. Tommaso e dal Duomo. Il ciclo, raccolto tra il 1874 e il 1919 dal Chierici e da Naborre Campanini, documenta con pezzi di rilevante consistenza e qualità l'epoca della piena ripresa delle funzioni urbane, con il rifiorire dell'economia agricola e dello sviluppo demografico. MUSEO CHIERICI La collezione paletnologica costituisce il nucleo originario del Museo di Storia Patria formato nel 1862 da don Gaetano Chierici (1819-1886), fondatore della scuola paletnologica italiana. Integralmente ripristinata nel 1975 secondo l'ordinamento avviato da Chierici, riconosciuto alla fine del XIX secolo come modello di metodo scientifico, la collezione appare nel suo allestimento un documento fondamentale di cultura museologica, espressa nella classificazione cronologica dei reperti riuniti secondo associazioni ricorrenti in determinati ambiti geografici e sequenze stratigrafiche. L'esposizione, articolata in tre serie, una provinciale e due extraprovinciali, ripartisce in una successione di 115 vetrine materiali dell'archeolitico, del neolitico, eneolitico, del Bronzo e del Ferro, l'età romana, documentata da materiali provenienti dalle necropoli attorno a Brescello, e l'età barbarica, rappresentata da corredi di tombe longobarde. Di grande interesse i reperti recuperati dal Chierici a Ca' di Marco, nelle caverne della Pianosa e nei siti di Bellanda e Demorta, le rilevazioni stratigrafiche di terreni effettuate nel corso di campagne di scavo ed una serie di sepolcri dell'età del rame e del ferro, da Remedello e Sant'Ilario d'Enza, integralmente rimossi con il letto di terra di appartenenza. Seguono poi i materiali etnografici dell'America settentrionale, collezionati da Antonio Spagni (1809-1876), che li donò alla città di Reggio nel 1844. Corredano l'esposizione la carta archeologica della provincia di Reggio e i cimeli che documentano inoltre l'impegno politico di Chierici a favore dell'Unità d'Italia. COLLEZIONI PREISTORIA E PROTOSTORIA Inaugurata nel 1975, ideata e realizzata da Giancarlo Ambrosetti, comprende manufatti rinvenuti in prevalenza nel Pedeappennino reggiano, ordinati secondo le periodizzazioni cronologiche convenzionali: dal Paleolitico, al Mesolitico, al Neolitico, documentato da importanti reperti, tra i quali la celebre Venere litica proveniente da Chiozza di Scandiano. Alcune terremare rappresentano l'età del Bronzo: Cavazzoli, Torretta, Case Cocconi. Le restanti vetrine sono dedicate ai luoghi collegati al mondo terramaricolo situati sui rilievi: Castetto, Felina, Torlonia di Sopra e Campo Pianelli, frequentato dall'età del Bronzo e rappresentato da una scelta significativa di ossuari e corredi funerari. Nel museo si trovano inoltre buccheri, ceramiche depurate con decorazioni a bande, ceramiche attiche, manufatti in bronzo e iscrizioni etrusche (VI-V secolo a.C.). Da segnalare due cippi etruschi, rinvenuti presso Rubiera, uno dei quali, decorato con elementi geometrici e figure zoomorfe, reca un'iscrizione funeraria dedicata a un magistrato vissuto in una località denominata Sala. Segue la documentazione di età ellenistica, pertinente a piccoli sepolcreti riferibili ai Liguri orientali, con ossuari entro cassette litiche rinvenuti a Roncolo e Bosco Cernaieto. MUSEO D'ARTE INDUSTRIALE Nel 1877 Gaetano Chierici aveva esposto nelle cinque vetrine finali del Museo di Storia Patria una sezione medioevale e rinascimentale riguardante le arti decorative in ambito locale. A questo primo nucleo di oggetti, in parte provenienti dall'Archivio segreto del Comune, si aggiunsero importanti materiali e documenti sullo sviluppo dell'Arte della seta a partire dal 1673, raccolti da Naborre Campanini. Nel 1904 il Museo di Arti Industriali aprì i battenti nell'ala a nord dell'atrio; nel 1974 fu riesposto nella Galleria Fontanesi e nel '95 nuovamente ordinato. Tra i pezzi più significativi della collezione, si ricordano il modello ligneo del duomo di Reggio, eseguito da Prospero Sogari, e gli automi dell'orologio del Palazzo Comunale. Seguono gruppi plastici in terracotta, metalli, strumenti di misura, armature e armi, oreficerie, legni, cuoi, tessuti e accessori. Particolarmente ricca la raccolta numismatica, comprendente monete, medaglie e punzoni, e quella delle ceramiche, italiane, iranico orientali e cinesi, quest'ultime presenti nel lascito del ministro Pansa Sanford insieme a bronzetti e dipinti su seta.