Palazzo Tozzoni
Travocial,
2012-12-12 12:15:26
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Palazzo Tozzoni è un caso piuttosto raro di residenza nobiliare ottimamente conservata non solo nella sua consistenza architettonica ma anche nei suoi arredi e suppellettili, il palazzo offre un ricco percorso espositivo che comprende un'importante quadreria, oggetti d'arte applicata, arredi, ricordi di famiglia ed una raccolta di materiali etnografici e che consente di apprezzare, in un contesto sostanzialmente integro, il dialogo tra gli ambienti e i corredi, tra le strutture e le decorazioni. Un rapporto ora di compenetrazione, come nella camera dell'alcova o nell'ala Impero, ora di stratificazione, come negli ambienti tardo ottocenteschi, attraverso una proposta dei modi di abitare che si sono avvicendati nel tempo.Il palazzo dei conti Tozzoni è divenuto museo civico nel 1981, per volontà dell'ultima discendente, Sofia Serristori, che ha voluto in questo modo donare alla città di Imola una testimonianza integra e preziosa della vita di una famiglia nobile in una città di provincia. Le antiche case Tozzoni furono trasformate in palazzo tra il 1726 e il 1738 dall'architetto Domenico Trifogli probabilmente su disegni di Alfonso Torreggiani seguendo gli esempi dell'edilizia bolognese signorile del Settecento, i conti Tozzoni dotarono la loro dimora di una sala di rappresentanza e di una scala nobile impreziosita dalle sculture del fiammingo Janssen. Il salone è arricchito dai quadri della ricca collezione della famiglia, tra cui spiccano gli ovali del Donnini e le opere del Beccadelli, separa i due appartamenti del piano nobile, entrambi esempi rari e ben conservati dei modi di abitare che si sono avvicendati nel tempo. L'appartamento Impero mantiene l'aspetto che Giorgio Barbato Tozzoni volle donargli tra il 1818 e il 1819 in occasione delle nozze con Orsola Bandini, quando commissionò ai faentini Pasquale Saviotti e Angelo Bassi rispettivamente la decorazione e l'ebanisteria delle sale. Il salotto del Papa e il salotto Rosso dell'appartamento Barocchetto hanno arredamenti in parte seicenteschi e stucchi e intagli ispirati al gusto del primo Settecento; nell'alcova invece allestita nel 1738 per le nozze tra Giuseppe Tozzoni e Carlotta Beroaldi, ambiente e corredi dialogano insieme secondo il gusto leggiadro del baroccheto emiliano.Nel Settecento, presumibilmente intorno al 1780 l'acquisizione di una quadreria privata, la Pighini, aumentò le raccolte del palazzo che in parte disperse,ammontano attualmente a circa duecento dipinti di epoca compresa tra la fine del Cinque e gli inizi del Novecento. Nella collezione prevale la componente bolognese, Cesi, Passerotti, Lavinia Fontana, e romagnola, Fenzoni, Giani. Non mancano tuttavia le presenze venete di Giovan Battista Langetti, Pietro Liberi e Antonio Zanchi. Le vetrine delle sale delle collezioni raccolgono stampe, medaglie, ceramiche, terrecotte, ricordi di famiglia e arredi liturgici provenienti dai vari altari di famiglia. Si segnalano poi la cucina e le cantine dove sono stati raccolti gli strumenti del lavoro contadino legati al ciclo del grano, della canapa e dell'uva, alcuni dei quali provenienti dai possedimenti Tozzoni, fonte della loro ricchezza.