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Teatro della Rocca

Travocial,  
2016-03-01 09:11:56
Si da per certa l'esistenza di un'antica sala per le commedie presso la corte dei signori di Novellara fin dalla seconda metà del Cinquecento. In una lettera indirizzata al conte Alfonso I Gonzaga nel 1567 si dice che la 'scena' è quasi compiuta e Lelio [Orsi] potrà cominciare a dipingerla. Il 28 gennaio 1568, in occasione delle feste per le nozze del Gonzaga sopra citato, questa sala sarebbe stata inaugurata con una rappresentazione - arricchita di intermezzi rari e nuovi - frutto dell'ingegno di tal messere Mutio Busi di Novellara, mentre i bellissimi apparati scenici sarebbero stati opera per l'appunto di Lelio Orsi (cfr. Melloni 1988, p. 5). Questo antico teatro, collocato probabilmente nella stessa area della Rocca dove sorge quello tuttora esistente, risulta scarsamente documentato: una pianta schematica dell'intera Rocca nel sec. XVII dalla quale si rileva assai poco ed una curiosa descrizione del Malagoli (trascritta da C. Melloni in Cronistoria di un teatro) sono le testimonianze finora rilevate. Mentre più frequenti risultano i richiami a rappresentazioni di vario genere, legate comunque alla vita di corte, che vi si sarebbero tenute. Vale la pena riportare la descrizione fatta dal Malagoli relativa al soffitto della platea, che sarebbe stata dipinta da Lelio Orsi e dai suoi scolari. "[...] Rappresentava questa un loggiato con quattro ringhiere e sopra ognuna un cuscino di damasco chermisi con fiocchi d'oro che pendevano al di fuori. Frammezzo questo sontuoso loggiato (fatto come arena) si vedeva in cielo Giove col libro del fato aperto nella mano sinistra e con la destra impugnava i fulmini. Da un lato l'Aquila osservava che cosa facesse Giove. All'interno dei muri nell'alto festone rasente la soffitta eranvi grossi meloni, rafani, cocomeri, barbabietole, una bianca e una nera, nonché uccelli di diverse specie tra i quali un Pelicano. Eravi pure dipinto un uomo, sembrava un ebreo con il cappello a triangolo schiacciato in testa, vestito in giubba nera, e con due occhiali grandi sul naso, appoggiato al cuscino della ringhiera, che prospettava il proscenio, in atteggiamento di osservar come impresario." Nel 1786 a questa stessa sala, il cui assetto cinquecentesco si suppone sia rimasto per oltre due secoli invariato, vengono aggiunti i palchetti. A metà dell'Ottocento l'antica struttura non risponde più, sia alle nuove esigenze sceniche, sia a quelle del pubblico. Pian piano si fa strada l'idea di edificare un teatro del tutto nuovo. Esiste in proposito un fitto carteggio tra i promotori di questa iniziativa, desiderosi di condurre la partita nel migliore dei modi, e la Società dei palchettisti di Carpi (costituita nel 1848), per scambi di opinioni, consigli ecc. Avveduta è anche la scelta del progettista cui affidare la nuova impresa, si tratta di Antonio Tegani che ha maturato esperienza coadiuvando Cesare Costa alla fabbrica del Teatro Municipale di Reggio Emilia. L'antico teatro dei Gonzaga viene demolito nel 1858 insieme alle stanze poste nel lato sud della Rocca, al fine di consentire l'accesso al palcoscenico del nuovo che deve sorgere sulla stessa area. Nel 1862 vengono avviati i lavori per l'edificazione del nuovo teatro. Nella sala con pianta a ferro di cavallo, tre ordini di palchi, un loggione, nell'ampio ed elegante palco centrale, nella modellazione dell'arcoscenico sormontato da orologio e nell'ampio palcoscenico dotato di graticciata lignea, Tegani ripropone una sorta di copia, a dimensioni ridotte del Municipale reggiano. La decorazione interna viene affidata a Cesare Cervi, che per il soffitto della platea progetta una elaborata riquadratura a contorni mistilinei. Secondo il contratto stipulato con la committenza, oltre all'intero apparato decorativo interno, lo stesso Cervi si impegna a fornire anche dodici scene e le macchine per imitare i lampi, la pioggia, tuoni e fulmini (cfr. Maccarini - Masselli 1988, p. 93-94). Il nuovo teatro viene inaugurato il 25 luglio 1868, per la fiera di S. Anna, con la messa in scena de I Lombardi alla prima Crociata di Giuseppe Verdi. Nel suo complesso l'attività del teatro è stata, negli anni immediatamente successivi all'inaugurazione piuttosto intensa, si registrano soprattutto messe in scena di opere liriche. L'attività si interrompe per un certo periodo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo successivo. Riprende nel 1907 con una programmazione più diversificata, seguono quindi le interruzioni dovute agli eventi bellici, nel secondo dopoguerra il teatro cade in disuso, restando chiuso per molti anni. Nel 1984 è avviata da parte dell'Amministrazione Comunale l'opera di recupero dell'intera struttura su progetto dell'architetto C. Melloni di Novellara. Attualmente risultano recuperati l'ingresso, la biglietteria, il guardaroba e il ridotto, la platea, il primo ordine di palchi e il palcoscenico. Sono stati inoltre effettuati tutti quegli interventi relativi all'impiantistica e alla messa a norma che ne consentono un utilizzo seppure parziale. Restano da completare il recupero degli altri due ordini di palchi. Inoltre l'installazione di un discutibile impianto termico preclude, allo stato attuale, l'utilizzo del loggione, oltre a disturbare l'originaria armonia della sala. Nell'ottica di un più razionale e rispettoso recupero generale, quest'ultimo aspetto dovrà pertanto essere rivisto. La riapertura del teatro è avvenuta nel 1988. (Lidia Bortolotti)





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