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Teatro comunale già Teatro Montanari

Travocial,  
2016-03-01 08:40:49
Il progetto di questo teatro risale certamente ai primi anni di questo secolo, infatti il 18 ottobre 1910 fu trasmesso al Comune di Rio Saliceto da Pietro Montanari, che ne era il proprietario, affinché fosse inoltrato alla prefettura di Reggio Emilia per essere allegato al verbale della Commissione di vigilanza sui teatri. L'inaugurazione ebbe luogo il 9 febbraio 1911 con la commedia di G. Parker Il Cardinale, rappresentata dalla compagnia Giovanni Zannini. Nella stessa stagione agì nel teatro la compagnia di operette Guido Giovannucci, che aveva in repertorio tra le altre La vedova allegra. Nel 1912 il teatro è acquistato da un certo Oliviero Santachiara, successivamente la proprietà passa alla Società Cooperativa L'Enologica di Rio, quindi a Lugli e Pavarotti di Carpi, ed infine a Carlo Lugli sempre di Carpi da cui lo acquista il Comune di Rio nel 1986. L'attività teatrale risulta assai intensa negli anni che precedono il primo conflitto mondiale, rallenta notevolmente durante la guerra per riprendere quindi nel 1921 con spettacoli di illusionismo, varietà, marionette e operette, nonché gli immancabili veglioni di carnevale, conferenze, ecc. Gianolio in Storia popolare di Rio Saliceto riporta la documentazione relativa a due "grandiosi drammi con brillantissima farsa" messi in scena al teatro Montanari nel 1915 e nel 1916 allo scopo di raccogliere fondi da destinare all'acquisto di generi di prima necessità per i soldati al fronte. Nel 1919 il proprietario fa costruire una cabina per gli spettacoli cinematografici, che a partire dagli anni Venti si alternano regolarmente all'attività teatrale fino a soppiantarla del tutto. Gianolio riferisce ancora della rappresentazione dell'operetta Capuccetto Rosso data nel settembre 1932, vi recitavano i bambini delle scuole elementari guidati da Carla Petroncini di Correggio e dal maestro di musica Remo Cucchi. La rappresentazione fu replicata per alcune sere e costituì un vero e proprio avvenimento, di cui si parlò per molto tempo. Alcuni anni più tardi si costituì a Rio Saliceto una compagnia di filodrammatici dilettanti composta di studenti, insegnanti e operai. Altre compagnie di dilettanti si formarono negli anni della guerra (1940-45), misero in scena commedie di Niccodemi, Pirandello e altri autori italiani; La nemica di Niccodemi fu quella ch'ebbe maggior successo e venne replicata per parecchie sere. Negli stessi anni furono inoltre date in questo teatro molte 'serate del dilettante' con l'orchestra Pattuglia Gaia di Novellara. Nel dopoguerra il teatro continua ad essere usato come cinematografo, finché caduto in degrado rischia seriamente, all'inizio degli anni Ottanta, di essere demolito. Dopo l'acquisto l'Amministrazione comunale provvede al recupero dell'edificio, affidandone il progetto all'architetto Luciano Pantaleoni. Il 31 gennaio 1993 il teatro riapre i battenti con un'esibizione dell'Orchestra Istituti Musicali A. Peri e C.Merulo e inaugura ufficialmente l'11 marzo successivo con un concerto per flauto di Andrea Griminelli. Da quel momento il teatro svolge regolare attività, vi si alternano prosa, operette, balletto, concerti e teatro ragazzi. Architettonicamente l'edificio costituisce un curioso esempio di connubio tra edilizia privata ed edilizia pubblica. Infatti all'interno dello stesso contenitore convivono con il teatro, fin dalla sua origine, tre unità abitative che il restauro ha rispettato e recuperato adeguatamente. La facciata principale posta sulla via Garibaldi si presenta infatti con le caratteristiche tipiche dell'abitazione privata: al piano terreno l'ingresso al teatro coperto da un balcone, sorretto da mensole con semplici decori e parapetto di ferro, ai lati due vetrine (che un tempo ospitavano altrettante botteghe). Ai piani superiori vi sono tre finestre per piano, la decorazione semplice ed essenziale, costituita da cornici e modanature, riflette il gusto dell'epoca. Mentre i prospetti laterali, privi di qualsiasi elemento decorativo, erano caratterizzati, prima del restauro, dalla presenza disordinata di varie aperture che denotavano, da un lato, uno scarso interesse al momento della realizzazione, dall'altro documentavano i successivi interventi per l'adeguamento del teatro alle normative di sicurezza. Nel corso dell'intervento di recupero sono state chiuse le aperture superflue mantenendo solo le uscite di sicurezza e i finestrini per aerare il tetto. Sul lato destro sono state inoltre collocate due nuove scale in materiale metallico, una per le uscite di sicurezza del teatro e l'altra, di forma elicoidale, per l'accesso agli appartamenti. Nelle intenzioni del progettista questi due particolari elementi dovrebbero caratterizzare anche esternamente l'edificio apparentemente 'normale' e permettere una lettura immediata delle complesse funzioni ivi contenute. Sul retro è stato realizzato un nuovo corpo di fabbrica che prosegue quello originale in cui sono stati ricavati più idonei locali di servizio al teatro (camerini, magazzino per gli scenari ecc.). All'interno l'eliminazione delle vecchie botteghe ha consentito di allargare e ridisegnare l'atrio del teatro, collocarvi la cassa, i servizi igienici, il guardaroba, la scala di accesso alle balconate. Se l'esterno è anonimo la sala teatrale, a pianta ellittica, è senza dubbio uno spazio fortemente caratterizzato che nonostante le misure assai ridotte, sia in pianta che in alzato, finge attraverso determinati espedienti stilistici una dimensione assai più ampia. Esso è costituito, oltre che dalla platea, da due ordini di gallerie sostenuti da quattordici colonne poggianti su basamento e con capitelli corinzi dorati, secondo un'impostazione che richiama l'impianto classico da un lato e lo stile eclettico tipico dell'epoca dall'altro. Benché siano state condotte accurate indagini sull'origine di questo teatro, non si conosce il nome del progettista. Si può solo supporre sia opera di Pier Giacinto Terrachini (1853-1935), personalità eclettica e versatile cui si devono, tra gli altri, l'ambizioso piano urbanistico di Rio Saliceto, l'edificio del Comune e la sede della cooperativa Enologica riese e di altri interessanti edifici a Correggio e San Martino in Rio, in quanto questa sala ne riflette senza dubbio lo stile. L'opera di restauro, pur non snaturando le caratteristiche di base, è stata radicale e per certi aspetti discutibile. Sono stati rifatti in legno i pavimenti della platea e delle balconate, l'illuminazione originale costituita da semplici ma suggestive lampade in stile floreale di ferro battuto è stata ripristinata e integrata ove occorreva, inoltre sono stati aggiunti altri punti luce mediante moderne plafoniere. L'arcoscenico assai semplice presenta come unica decorazione due mensole con voluta poste ai due angoli in alto, mentre il palcoscenico è stato abbassato e ricostruito, in materiale ligneo, per permettere una migliore visione dello spettacolo. Il soffitto della sala, leggermente voltato è privo del lampadario centrale, inoltre non riportava più traccia di decorazione alcuna (pare che in origine vi fossero degli angioletti dipinti), è stato pertanto ridipinto con effetto tromp-l'oeil in un tenue azzurro che vuole figurare un cielo. Dal soffitto delle balconate è stato rimosso l'intonaco e sono state messe a vista le pietre dei voltini. Sul fronte delle balconate, i cui decori apparivano ormai molto sbiaditi sono stati posti dei pannelli decorati dal pittore naif Luigi Pillitu. L'artista ha creato due nuovi ordini di segmenti allo scopo di alternare figure dipinte di gusto fiabesco ed ironico allo stesso tempo, al pubblico reale; su fondo nero ha pertanto raffigurato al primo ordine il direttore d'orchestra e i musicisti, mentre il secondo ordine spetta agli attori, ai giocolieri e ai clown. Infine è stata mantenuta la cabina di regia e per le proiezioni cinematografiche anche se ancora non attivata. (Lidia Bortolotti)





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