Teatro Girolamo Magnani
Travocial,
2016-03-01 09:15:41
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A Fidenza, prima del sec. XVIII vennero allestite sale per rappresentare spettacoli teatrali solo in particolari occasioni - come per il carnevale del 1597 in palazzo Zuccheri o nel 1609 in una sala della Rocca dei Farnese.
Ma intorno ai primi anni del Settecento dovettero sorgere almeno due teatri: "uno di modeste dimensioni e costruito in gran parte in legno, situato presso l'antico seminario [vescovile] ad uso dei Filodrammatici locali e di umili compagnie di guitti" (Allodi 1969, p.217), l'altro posto accanto all'ospedale di San Giorgio, vicino alla Cattedrale e appartenente alla famiglia ducale.
Mentre del primo si perdono le tracce nel tempo, del teatrino ducale è conservata una certa fama nelle memorie storiche della città. Esso era già in disuso nel 1725 perché gli anziani chiesero il permesso al duca per "istruzione e divertimento della gioventù," di poter utilizzare il vecchio teatro adibito ad uso di "stalla e fienile" (Aimi-Copelli 1982, p. 194). Il teatro poi continuò ad essere utilizzato se due anni più tardi, in occasione delle nozze di Antonio Farnese con Enrichetta d'Este, "si fecero mascherate, corsa di Berberi, gioco di cavalli in teatro, danze in corte" (Aimi-Copelli 1982, p. 195). Da quel momento, per interesse della duchessa, il teatrino visse un lungo periodo di fortuna tanto che presto ebbe bisogno di restauri. Nel 1737 fu chiamato infatti il falegname Francesco Negri che rifece il palco e i palchetti mentre mastro Ippolito Pinozzi rinnovò i muri e il pavimento.
Ma anche nella Rocca, residenza della famiglia ducale, continuarono, per tutto il sec. XVIII e oltre, a tenersi rappresentazioni a corte con apparati effimeri se in onore di Carlo Goldoni, nel 1725, "la piccola corte della ex-duchessa allestì in Rocca una sua commedia" (Aimi-Copelli 1982, p. 227).
Di due anni più tardi è la notizia relativa all'elargizione "per servizio ad Enrichetta d'Este" di una pensione conferita per merito a Pietro Zani "come attore nel suo teatro privato"(Aimi-Copelli 1982, p. 232) che testimonia ancora una volta la lunga e mai interrotta attività del teatro ducale.
Nelle note del 1791, il Consiglio degli anziani, sottolineando le assai gravi condizioni dello stabile oramai centenario, riporta anche una rara descrizione dell'aspetto interno del teatrino: "i vecchi legni che sostenevano la loggia a due piani [..] dovevano essere sostituiti " (Aimi-Copelli 1982, p. 235). Si preferì allora costruire un nuovo teatro e acquistata casa Granelli (già Ospedale di San Giorgio) fu chiamato per il progetto il capomastro Angelo Rasori da Parma. Ma i lavori dovevano essere stati accantonati se ancora dopo circa dieci anni al consiglio pervenne una richiesta di perizia sulle migliorie da fare al teatrino ducale e un gruppo di giovani lo chiedeva in affitto per qualche tempo.
Nel 1812 ventotto cittadini riunitesi in società e rappresentati dal sottoprefetto Giacomo Locard, decisero quindi di acquistare un altro terreno per edificare il nuovo teatro. La scelta non cadde a caso sull'area occupata dalla chiesa di San Francesco, nell'attuale piazza Verdi. Dopo le soppressioni napoleoniche infatti la piazza, con la chiesa e l'attiguo convento di San Giovanni, aveva perso completamente il suo ruolo urbano di polo religioso. "Unica zona sopraelevata rispetto al resto della città [la piazza] aveva avuto in passato un'importanza considerevole e forse era uno dei cardini del nucleo più antico e successivamente il centro della città medievale" (Ferrari, Jemmi, Pedrelli, Ponzi, p. 47).
Venne quindi abbattuta la chiesa e innalzata l'ossatura dell'edificio su progetto dell'architetto del teatro ducale di Parma, Nicola Bettoli. Sospesi ancora una volta i lavori per mancanza di fondi, la società propose nel 1831, la cessione al Comune trovando però l'opposizione di Maria Luigia dato che a suo parere la sola amministrazione locale si sarebbe dovuta accollare un impegno economico troppo gravoso. A complicare la situazione giunse nel 1835 una tromba d'aria che distrusse il tetto pregiudicando la stabilità del rustico. Nel 1848 il Comune ottiene finalmente la proprietà del teatro ormai sul punto di crollare ma i lavori non riprenderanno che dopo sei anni. Per la direzione della costruzione fu chiamato nel 1854 l'ingegnere del Comune Antonio Armarotti che avrebbe dovuto cercare di rispettare, con qualche economia, il vecchio progetto di Bettoli. Per le murature venne usato il materiale della chiesa di San Giovanni che era crollata improvvisamente in quegli stessi mesi.
Il celebre scenografo Girolamo Magnani, nativo di Fidenza, che aveva seguito con viva attenzione il procedere dei lavori dando preziosi consigli all'architetto Armarotti. "Avvalendosi quindi dell'aiuto dei suoi migliori allievi, come Giuseppe Giacopelli [...] e Francesco Spada, Magnani portò a termine il ciclo decorativo del teatro di Fidenza: molto semplice nell'Atrio con specchiature in finto marmo e lunette inferriate, con due figure allegoriche, la Musica e la Poesia, che anticipano quelle della sale di cui ci sono pervenuti i bozzetti preparatori"(p.47).
Magnani decorò anche il "Ridotto bomboniera, dove tra letizia di fiori, il gioco apollineo si moltiplica nelle grandi specchiere di legno dorato fatte giungere appositamente dalla corte ducale di Parma." Per la decorazione del soffitto della platea, Magnani modella degli stucchi dorati, preziosi come meccanismi di orologio. Dietro questi dipinge il cielo con figure allegoriche, creando un efficace effetto finale di apertura, in sintonia con una antica e festosa tradizione padana cinquecentesca. Il ricco ma equilibrato impiego di dorature conferisce a tutta la sala una certa aura francesizzante. Magnani disegnò e dipinse anche le scene per la rappresentazione del Trovatore in occasione dell'inaugurazione del teatro che avvenne il 26 ottobre 1861. La pianta della platea è a ferro di cavallo con tre ordini di palchi e un loggione.
Ogni ordine è diviso in diciotto palchi. Vi sono inoltre tre palchi per lato nel Proscenio e sopra l'entrata un grande palco reale. Il palcoscenico (ricostruito in cemento armato nel 1953) è dotato di ampio retropalco e di dieci camerini. Vi è pure una sala con una tribuna per i musicisti. Si conservano ancora alcune macchine da scena e cinque preziosi lampadari provenienti dalla corte di Parma come le specchiere del Ridotto. La facciata è porticata con cinque aperture sormontate da medaglioni. Sopra la finestra centrale sta un timpano decorato e lo stemma di Fidenza. Tra il 1870 e il 1871 sopra il palcoscenico fu costruita una sala da ballo con parapetto per i veglioni di carnevale e sette anni più tardi il teatro diventò sede di una scuola di musica teatrale. Alla morte di Girolamo Magnani (1889), il Comune decise di dedicare il teatro alla sua memoria. Ai saltuari lavori di mantenimento va aggiunto negli anni 1932-1933, un importante restauro delle tappezzerie, delle dorature, degli stucchi e del velario. Dal 1910 il teatro è illuminato interamente con luce elettrica e dal 1964 possiede un moderno impianto di riscaldamento. Recentemente è stata ripristinata la facciata. Nel 1988 il teatro è stato inaugurato dopo una chiusura di tre anni occorsa per adeguare le strutture principali dello stabile alle norme di sicurezza ma gli arredi della platea e dei palchetti non sono ancora stati sostituiti con materiale idoneo.
Il teatro è attivo e ospita stagioni di prosa, lirica, sinfonica. Saltuariamente si tengono spettacoli dialettali e per ragazzi.
Seppure in modo non sistematico il Teatro Magnani ha ospitato negli spazi del foyer, in occasioni particolari quali la Gran Fiera di Borgo San Donnino in ottobre e il Festival Teatrale 'Giostra di maggio', mostre d'arte contemporanea o di fotografia. Mentre è tuttora esposto nel caffè del teatro un piccolo nucleo di dipinti dell'artista Oreste Emanuelli che, poco prima della morte avvenuta nel 1977, ha donato al Comune di Fidenza oltre 1.300 dipinti, per la maggior parte conservati presso la Biblioteca Civica Leoni.
(Caterina Spada - Lidia Bortolotti)