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Terme Berzieri

Travocial,  
2016-03-01 10:30:49
Note fin dall'antichità, le acque venivano utilizzate per l'estrazione del sale da una tribù celtica e dal II secolo a.C., in seguito all'assoggettamento di questa popolazione, anche dai romani. Cominciò così lo sfruttamento delle saline, abbandonate in seguito del sisma che nel 589 sconvolse l'assetto geologico di quell'area. Fu Carlo Magno, fra l'VIII e il IX secolo, a volere il ripristino delle sorgenti tramite lo scavo di pozzi. Fu riattivata in tal modo l'importantissima salina continentale. Proprio il valore di questa risorsa naturale fece sì che la terra di Salso (toponimo in uso a partire da un privilegio del vescovo Guidubono, o Vibodo, datato all'877) fosse aspramente contesa. Nel 1204 fu scavato il Pozzo della Ruota, che dal XVI secolo, sotto il Ducato Farnesiano, era condotto dagli ergastolani, condannati al funzionamento manuale della ruota per l'estrazione dell'acqua salata, già affidato ai cavalli: una pena cruenta, vietata nei primi anni dell'Ottocento da Maria Luigia di Parma. In età ducale l’estrazione del sale mediante riscaldamento fece sì che gran parte dei boschi dei dintorni venissero sfruttati per procurare legname, tanto che si dovette ricorrere a una regolamentazione legislativa in materia. Durante il ducato di Ranuccio I Farnese, nel 1603, fu costruito un acquedotto di 76 archi per il trasporto dell’acqua salsa; in quel periodo si estraevano infatti ben 120 Kg di sale da ogni metro cubo d’acqua.L’attività estrattiva determinò l’organizzazione urbanistica di Salsomaggiore che, come dimostra un disegno cartografico del 1742, venne condizionata dalla dislocazione dei pozzi e quindi, dal XIX secolo, dall'organizzazione termale che tra Otto e Novecento arricchì l’abitato di numerose aree verdi ed edifici in stile liberty, caratteristico nell'edilizia cittadina. Fu infatti nella prima metà dell'Ottocento che le qualità terapeutiche dell'acqua di Salsomaggiore furono ufficialmente riconosciute, grazie a Lorenzo Berzieri. Medico presso l'ospedale di Borgo San Donnino, l'attuale Fidenza, nel 1839 Berzieri utilizzò le acque, delle quali era uno studioso, per la cura di una bambina colpita da un'affezione ossea giudicata inguaribile. Il caso, presentato a numerosi congressi medici, ebbe risonanza internazionale. Cominciò così la storia termale di Salsomaggiore. Nel 1847 il medico Giovanni Valentini ottenne il riconoscimento ufficiale delle acque e Lodovico Rocca installò in una casa di campagna il primo rudimentale stabilimento, attrezzato con semplici tinozze. In conseguenza del successo ottenuto, nel 1852 il conte Alessandro d'Adhèmar aprì, nel punto in cui nel 1923 verrà poi inaugurato lo stabilimento Berzieri, il primo vero stabilimento, dotato di 12 vasche per i bagni alimentate con l'acqua madre, residuata dall'estrazione del sale. L'attività delle saline continuava infatti parallelamente a quella termale. Anche il governo ducale di Maria Luigia contribuì al completamento del nuovo edificio. Nel 1857 il marchese Guido della Rosa ampliò lo stabilimento e negli ultimi anni dell'Ottocento il professor Baistrocchi aprì un “sanatorium” destinato alla cura dei meno abbienti. Negli stessi anni sorsero anche le terme Magnaghi, eleganti e moderne e destinate ad una ricca clientela. La città si avviava così a diventare un centro termale di fama europea, arricchito dal Comune con giardini e viali per il passeggio. Nel 1912 gli architetti Giulio Bernardini e Ugo Giusti eseguirono i primi disegni per il progetto dello stabilimento termale Berzieri, mentre per l'apparato decorativo fu incaricato fin dall'inizio dei lavori Galileo Chini, della famosissima manifattura ceramica “Fornace di San Lorenzo al Mugello”. In seguito sarà proprio la felice collaborazione Chini-Giusti a dare al Berzieri la sua particolarissima fisionomia.





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