Raccolta museale comunale Villamaina
Travocial,
2012-02-26 07:57:30
2012-02-26 07:57:30
La Raccolta Museale comprende frammenti di epoca preistorica, preziosi elementi di età sannitica, importanti testimonianze del periodo romano fino a materiali di età moderna.
Già il Bella Bona, nel suo Ragguaglio del 1656, faceva riferimento ad iscrizioni romane che sarebbero state trasportate in parte a Villamaina e in parte a Torella. Importante è il lapidario di epoca romana con un Corpus epigrafico significativo per la ricostruzione delle vicende storiche di Villamaina.
La raccolta museale – che conta nell’Inventario Generale n. 933 reperti - comprende un notevole numero di laterizi con bolla impressa a stampo; le bolle sono evidentemente riferibili a fabbriche di età romana, alcune di queste sembrano databili alla fine dell’età repubblicana.
Per quel che concerne la georeferenziazione dei reperti, si sono individuate, nell’ambito della collezione Caputo, alcune aree di particolare interesse.
Fra queste si rivela significativa l’area di Formulano, già citata da alcuni storici -tra il XVII e il XIX secolo- come sito di un’antica Villa rustica romana.
Lo scrittore villamainese Paolino Macchia in “Sulla valle d’Ansanto e sulle acque termo-minerali di Villamaina in Principato Ultra” scriveva nel 1838 che a Formulano erano stati ritrovati molti reperti archeologici: statuette, pezzi di teste a grandezza naturale, vasi, ecc….
Inoltre dall’area di Formulano provengono due iscrizioni - la dedica ai Laribus et Genio ed il ricordo per la costruzione di un pavimento per voto – nonché una discreta quantità di pesi da telaio sia fittili che in pietra.
Fra i reperti meglio conservati bisogna menzionare: un elemento architettonico decorativo di una struttura pubblica (forse un templum), a protome animale (lupo) di produzione italiota; una testa di statuetta votiva “di probabile produzione locale su modelli importati dai santuari costieri come quello di Hera Lacinia alla foce del fiume Sele”.
Un’altra area di provenienza dei reperti è “Cisterne”. Si tratta di una zona già indagata da W. Johannowsky, il quale scrisse: “Abbiamo notizia, attraverso i diari di scavo, di un livello di pavimentazione e di uno di canalizzazione rustica, oltreché, verosimilmente, - dato il ritrovamento di un torchio del tipo a cilindro - , della presenza di un’attività agricola riferibile all’estrazione dell’olio o del vino”. Nel 1838 Paolino Macchia faceva riferimento alla presenza, in quest’area, di “pavimentazione a musaico vicino alla quale si rinvenne marmorea lapide sepolcrale, indicante l’avello di Vitellia”.