Museo delle maioliche medievali e rinascimentali o
Travocial,
2012-06-19 06:39:24
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Il Museo è creato nei locali di un’antica fornace. La collezione permanente si compone prevalentemente degli scarti di due fornaci attive in via della Cava dalla seconda metà del Trecento fino alla metà del Cinquecento; la stessa si arricchisce di maioliche acquisite in epoche successive e aventi legami con le fornaci stesse.
La collezione conta molti pezzi e deve la sua straordinarietà alla continuità produttiva dei ceramisti orvietani. Fino alla metà del Trecento, la città di Orvieto veniva considerata un centro di importazione di maioliche e veniva considerato pertanto di importazione.
Molte maioliche rinascimentali esposte, tuttavia, nei musei italiani e di altre nazioni con attribuzioni a centri produttivi come Deruta, Faenza, Montelupo, Gubbio, per citare i più importanti, presentano infatti riferimenti iconografici tipici dell’area orvietana quali stemmi nobiliari o di corporazioni. Solo questo doveva bastare a provare la loro provenienza dai laboratori orvietani, ma alcuni stereotipi culturali, orientati o dettati però dal mercato antiquario, impedivano una serena attribuzione di provenienza. Oggi è di comune accettazione il concetto che più realtà produttive nello stesso periodo offrissero lo stesso prodotto, sottolineando più che altro le eccellenze; se è indiscusso che la produzione orvietana raggiunse i più alti livelli nel Trecento, si tende ad affermare che fu poi superata nel Quattrocento e nel Cinquecento da Faenza e Deruta. Se però si esaminano attentamente le maioliche di questa collezione, soprattutto gli scarti di fornace, risulta evidente come la qualità sia rimasta altissima.
Nel museo è possibile vistare ben dieci sale, a partire dalla Sala Conferenze che nel Medioevo e nel Rinascimento veniva usata per la dipintura e per la messa in cottura delle ceramiche. Nella Sala della Cisterna si può ancora vedere la cisterna dalla quale veniva attinta l’acqua per la lavorazione della ceramica. Attraverso un canale scavato nella roccia e una probabile tubatura, l’acqua raggiungeva i punti di tornitura. Nella Sala della Fornace è possibile visitare una vera e propria fornace quasi rimasta intatta. Questa fornace è l’unica del Quattrocento ancora esistente al mondo. Nella Sala del Trecento le ceramiche qui esposte, per la quasi totalità degli scarti della fornace, sono quelle da sempre ritenute produzione orvietana. Nella sala dei Simboli sono esposti i pezzi più importanti della collezione. Nella Sala delle Truffette si inizia a vedere come alcune tipologie di maioliche venissero prodotte in maniera ripetitiva, quasi seriale, facendo capire che più che una bottega artigianale, la fornace fosse una vera e propria fabbrica. Oltre ai boccali sono presenti i contenitori a corpo globulare chiamati truffette. Nella Sala delle Zaffere vi si trovano le testimonianze di tutte le tipologie possibili di zaffere: da quelle classiche, a quelle diluite, per finire alle lavorazioni cosiddette alla damaschina ed alla porcellana imitative di manufatti orientali. Nella sala delle Ciotole oltre alle numerose ciotole sono conservate maioliche particolari. Nella Sala del Rinascimento sono maggiormente presenti i manufatti della fornace che, seppur ritrovati in gran numero nei pozzi orvietani venivano attribuiti alle botteghe artigianali di altre città. Sono visibili tipologie viterbesi o alto-laziali, derutine, faentine, toscane o di altre poco probabili provenienze come i graffiti su ingobbio invetriati di tipo ferrarese o veneto. Nella Sala delle Tazzine con le sue oltre quattrocento tazzine, è la testimonianza più evidente della produzione a carattere industriale della fornace di via della Cava.